15 marzo 2022
Una valvola tricuspide è stata trattata con tecnica mini-invasiva e senza bisturi grazie all’utilizzo di un sistema bicavale.
L’intervento innovativo è stato eseguito presso Ircss Ismett, il centro di Palermo nato dalla partneship internazionale fra la Regione Siciliana ed Upmc (University of Pittsburgh Medical Center, ed è uno dei pochi casi realizzati in Italia. “L’impianto di sistema bicavale (caval valve implantation, cavi) TricValve rappresenta oggi un’opzione innovativa di trattamento per pazienti con insufficienza tricuspidalica (IT) gravi.
Questo tipo di pazienti erano considerati fino ad oggi non idonei a chirurgia convenzionale o ad altre tecniche di trattamento transcatetere come l’edge-to-edge o l’anuloplastica. Per loro non esisteva un trattamento adeguato”, afferma una nota.
L’identikit del paziente operato
Ad essere sottoposto ad intervento è stato un uomo di 72 anni affetto da un’insufficienza della valvola tricuspide di grado torrenziale con severe manifestazioni cliniche di scompenso cardiaco e frequenti ospedalizzazioni. Il paziente era stato già sottoposto in passato ad intervento di cardiochirurgia con la sostituzione della valvola aortica e mitralica con protesi meccaniche e ad impianto di Pacemaker endocavitario definitivo.
Un nuovo intervento cardiochirurgico a cuore aperto risultava a rischio proibitivo data la severità del quadro clinico. Anche le altre tecniche mini-invasive di cardiologia interventistica, nel suo caso non erano consigliate.
Il team di intervento e la tecnica TricValve
Ad eseguire l’intervento è stata la dottoressa Caterina Gandolfo, Responsabile dell’Unità di Cardiologia Interventistica del Dipartimento Cardiovascolare diretto dal dottor Michele Pilato, ed il suo team. “L’intervento – spiega Gandolfo – è durato circa un’ora ed ha permesso di ridurre gli effetti della insufficienza tricuspidalica sul cuore e sulla circolazione sistemica. Il nostro paziente ha potuto lasciare l’ospedale solo dopo pochi giorni di degenza.
L’impianto di TricValve non comporta, infatti, nessun taglio chirurgico, si interviene attraverso la vena femorale grazie ad una piccola incisione e richiede una anestesia generale solo per tollerare l’ecocardiografia transesofagea, necessaria per visualizzare il cuore e guidare il corretto impianto delle protesi“.
Tecnicamente l’intervento di Cavi consiste nell’impianto di due protesi in pericardio bovino che vengono suturate su uno stent in nitinolo a livello della vena cava superiore (SVC) e della vena cava inferiore (IVC) alle giunzioni cavo-atriali, evitando così la classica operazione a cuore aperto. La tecnica ostacola il rigurgito di sangue in vena cava, una complicazione molto frequente in pazienti con Insufficienza Tricupisdalica, e previene il danno di congestione venosa al fegato e agli altri organi.
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