- Lo studio, che include un gruppo di 1.200 pazienti, ha suscitato grande interesse all’interno della comunità scientifica
- IVI presenta 49 comunicazioni: 14 orali, 31 poster e 4 relazioni
Vienna (Austria), 25 Giugno 2019
E’ ben nota l’importanza del progesterone durante la gravidanza, così come per facilitare l’impianto di un embrione, ma possiamo stabilire una relazione causale tra i livelli di progesterone nel sangue e i tassi di successo dei trattamenti riproduttivi? Questo è il punto di partenza di uno studio dal titolo “A large prospective trial in unselected population confirms that low serum progesterone on the day of embryo transfer impairs pregnancy outcome in artificial cycles”, che la Dott.ssa Elena Labarta, ginecologa di IVI Valencia, ha presentato nel corso del 35º Congresso della Società Europea di Riproduzione Umana e Embriologia (ESHRE), in corso a Vienna.
“Negli ultimi 3 anni, abbiamo studiato l’impatto del valore del progesterone nel sangue misurato il giorno del trasferimento dell’embrione sui tassi di gravidanza nei cicli di preparazione artificiale dell’endometrio. Fino ad ora e sulla base di studi precedenti condotti su altri gruppi, si pensava che questa misurazione non fosse utile, dal momento che non era in grado di riflettere l’azione che il progesterone stava esercitando a livello locale uterino, e che, d’altra parte, la dose di progesterone somministrato era più che sufficiente per soddisfare le esigenze di qualsiasi paziente. Tuttavia, i nostri risultati hanno messo in discussione questo dogma e hanno dimostrato che i livelli ematici di progesterone sono associati al risultato della gravidanza. Abbiamo effettuato i primi due studi prospettici a questo proposito, che insieme comprendono quasi un totale di 1.400 pazienti, e possiamo quindi affermare che esiste un valore di progesterone al di sotto del quale i tassi di gravidanza evolutiva possono scendere fino al 20%, che rappresenta una drastica diminuzione dei tassi di successo nei trattamenti riproduttivi”, afferma la Dottoressa Labarta.
Secondo gli ultimi dati analizzati e presentati a questo congresso, è stato possibile trovare il punto limite del livello di progesterone al di sotto del quale i risultati peggiorano significativamente. Pertanto, quelle pazienti con livelli di progesterone sierico inferiori a 8,8 ng / ml nel giorno del trasferimento dell’embrione hanno mostrato un tasso di gravidanza evolutivo più basso del 18%. Questi risultati suggeriscono che l’assorbimento del progesterone vaginale può variare tra le pazienti, influenzando i risultati ottenuti.
Questo studio, che espone i risultati di un campione di quasi 1.200 pazienti, ha suscitato grande interesse tra la comunità scientifica, ed è stato presentato in diversi forum e congressi in tutto il mondo per l’impatto che ha sul futuro della medicina riproduttiva.
Già nel 2017, il gruppo di ricerca guidato dalla Dott.ssa Labarta ha pubblicato il primo studio prospettico al fine di analizzare questo problema, dimostrando così in modo pioneristico che esiste una soglia di livelli sierici di progesterone nel giorno del trasferimento dell’embrione al di sotto del quale il tasso di gravidanza diminuisce significativamente.
“Questi risultati hanno attirato il nostro forte interesse e stiamo portando avanti diverse linee di ricerca. Da un lato, abbiamo visto che il livello di progesterone predice il risultato non solo se misurato nel giorno di trasferimento dell’embrione, ma anche nel corso della fase luteale (dal giorno in cui l’embrione viene impiantato fino al giorno in cui viene effettuato il test di gravidanza). Dall’altro, stiamo scoprendo il modo di salvare i casi in cui i valori del progesterone non sono ottimali e i risultati sono davvero incoraggianti, poiché abbiamo visto che la situazione può essere invertita se rilevata in tempo”, aggiunge la Dott.ssa Labarta.
“Si tratta di una scoperta importante – commenta la Dottoressa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma – che continua ad aiutarci nella nostra costante ricerca dei migliori risultati riproduttivi possibili“,
49 comunicazioni accettate: 14 orali, 31 poster e 4 sessioni
Oltre alla Dott.ssa Labarta, invitata dal comitato ESHRE a tenere una presentazione su questo argomento, il Dott. Ernesto Bosch, Direttore medico di IVI Valencia, e il Dott. Nicolás Garrido, Direttore della Fondazione IVI, sono stati invitati a presentare i rispettivi lavori durante le sessioni congressuali, in ragione dell’interesse scientifico di questi contributi.
Il Dott. Bosch presenta le principali linee di ricerca riguardanti la gestione della elevata risposta nella stimolazione ovarica in conformità con le linee guida ESHRE, a cui ha partecipato come unico membro spagnolo di una squadra che negli ultimi due anni ha definito queste linee guida.
Per quanto riguarda il contributo del Dr. Garrido, egli parla delle tecniche e dei criteri di selezione degli spermatozoi come uno dei punti fondamentali per migliorare il successo riproduttivo, con particolare attenzione ai metodi di selezione intelligente, basati sulle caratteristiche molecolari come meccanismo per il miglioramento dei protocolli di selezione. Queste procedure completerebbero o sostituirebbero quelle attuali, che sono fatte autonomamente dalle cellule spermatiche o decise soggettivamente dall’operatore, da una pratica orientata e obiettiva, che alla fine migliora i risultati clinici selezionando e usando la cellula spermatica più adatta tra milioni.
La quarta sessione, al cui processo di ricerca ha partecipato il Dott. Roberto Matorras dell’IVI di Bilbao, affronta le raccomandazioni di buona pratica clinica dell’ESHRE per la puntura follicolare, attraverso un’analisi basata sull’evidenza, così come attraverso la ricerca di consenso degli esperti in quelle aree in cui non c’è alcuna bibliografia.
L’ESHRE è il più grande congresso europeo di riproduzione assistita, un luogo di incontro per grandi professionisti, provenienti da diverse parti del mondo, dove vengono raggiunte, ogni anno, importanti conclusioni che segneranno il futuro nel campo della riproduzione.
In questa edizione, IVI ha 49 comunicazioni accettate nel programma generale, 14 di esse orali e 31 poster, a cui si aggiungono le 4 relazioni precedentemente citate.
IVI-RMA Global
IVI nasce nel 1990 come la prima istituzione medica in Spagna completamente specializzata nella riproduzione umana. Da allora ha aiutato a nascere più di 160.000 bambini, grazie all’utilizzo delle più avanzate tecnologie di riproduzione assistita. All’inizio del 2017, IVI si è fusa con RMANJ, diventando così il più grande gruppo di riproduzione assistita del mondo. Attualmente conta più di 65 cliniche in tutto il mondo ed è leader nel campo della medicina riproduttiva.
Aggiungi un commento