La sindrome da fragilità cutanea cronica è un problema emergente, sempre più diffuso con l’aumentare dell’età media. Leonardo Celleno (AIDECO): “una vera e propria patologia che va curata e prevenuta, per evitarne le conseguenze che possono alterare profondamente la qualità di vita delle persone che ne sono affette”
La salute è il nostro bene più prezioso, monitorarla, curare patologie e attuare pratiche di prevenzione è fondamentale se si vuole avere una buona qualità della vita. Quando si parla di pelle però, al di là della cultura della fotoprotezione che negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più, spesso il discorso si limita a un fattore estetico, alla ricerca di un’eterna giovinezza in una battaglia contro rughe e rilassamenti. L’invecchiamento è un processo che coinvolge tutto l’organismo. Anche la pelle, indipendentemente dall’azione di danneggiamento che la radiazione solare produce, invecchia e perde le sue funzionalità e proprietà di organo barriera. Con l’aumentare dell’età media di sopravvivenza della popolazione, questo fenomeno sta diventando sempre più evidente e sono sempre di più gli anziani, uomini e donne, che presentano una pelle fragile, secca, sottile con spesso evidenti ematomi specialmente a braccia e gambe.
“Questa condizione, accompagnata quasi sempre da prurito diffuso e cronico, viene oggi denominata dermatoporosi, termine questo che richiama l’osteoporosi proprio perché entrambe i processi si verificano con l’invecchiamento dell’individuo – spiega il Prof. Leonardo Celleno, dermatologo e presidente AIDECO. Spesso la dermatoporosi viene definita come ‘sindrome da fragilità cutanea cronica’ che ben descrive i caratteri essenziali di questa vera e propria patologia che, così come l’osteoporosi va curata e prevenuta, per evitarne le conseguenze che possono alterare profondamente la qualità di vita delle persone che ne sono affette”.
Nella popolazione di età superiore ai 60 anni, si calcola che la dermatoporosi abbia una prevalenza che oscilla dal 30% al circa il 40 % e la sua incidenza appare in progressivo aumento. Le manifestazioni più comuni della dermatoporosi comprendono atrofia e fragilità della pelle, che si assottiglia nella sua interezza lasciando intravedere facilmente le vene non più ben protette dal derma, chiazze purpuriche, spesso multiple e dimensioni variabili, note come porpora senile, che sono il risultato del travaso ematico dai vasi ai tessuti cutanei. Queste ecchimosi, che chiamiamo comunemente lividi, si localizzano più facilmente agli arti superiori perché più facilmente esposti ai comuni traumatismi. Possono apparire anche grandi ematomi definiti “disseccanti” – ovvero importanti raccolte ematiche che si diffondono sotto la pelle – ferite, lacerazioni della pelle e ulcere di varie forme e dimensione che non guariscono facilmente, oltre a pseudo cicatrici stellate, ovvero piccole macchiette biancastre dure come una cicatrice che assumono una forma simile a una stella.
Altre caratteristiche importanti nella sindrome da fragilità cronica sono il prurito ed il ritardo nel tempo di guarigione delle ferite. “Il prurito è presente in molti individui con una intensità variabile e può essere appena accennato o molto intenso, tanto da spingere il paziente a grattarsi in maniera così energica da prodursi delle ferite vere e proprie. Se si verifica un taglio, una perdita di sostanza, la pelle non rigenera prontamente come avviene in un giovane, ma c’è bisogno di tempi molto più lunghi per guarire – avvisa Celleno. Inoltre, visto che di anziani si tratta, possono coesistere condizioni metaboliche come il diabete, che tendono ad aggravare la situazione. La dermatoporosi può comportare la perdita del controllo della temperatura cutanea come anche una maggiore suscettibilità alle infezioni; inoltre si verifica anche la perdita transcutanea di liquidi, elettroliti e proteine. Tali condizioni possono risultare anche letali”.
I meccanismi molecolari intrinsechi che determinano questa sindrome non sono ancora ben chiariti, ma l’alterazione principale risiederebbe nelle alterazioni della sintesi e della funzionalità dell’acido ialuronico insieme a modificazioni dei suoi recettori e di vari fattori di crescita tissutale. “In una parola la dermatoporosi sarebbe ascrivibile alle modificazioni dello ialuronosoma. Quello che è certo è che nella pelle si riscontrano una diminuzione del collagene e delle fibre elastiche che appaiono frammentate con una drastica riduzione della sostanza fondamentale, cioè di acido ialuronico e degli altri glicosaminoglicani”.
La prevenzione della dermatoporosi è essenzialmente legata allo stile di vita che deve evitare sedentarietà, eccessiva esposizione solare (quindi fotoprotezione) ed anche evitare negli ambienti domestici o lavorativi traumi con spigoli vivi scegliendo quindi mobili adatti o rivestendoli con protezioni. L’igiene e l’applicazione di creme protettive/idratanti è consigliabile. “È comunque necessaria la supervisione del dermatologo – conclude Celleno – perché la sindrome da fragilità cronica può essere la spia di altre patologie ed il suo trattamento deve essere consono alle problematiche presenti nel paziente”.
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