di Rosa Maria Di Natale
Catania, 30 Marzo 2021
Da novembre 2020 ad oggi i dati siciliani sul contagio da Coronavirus sarebbero stati falsificati per non incappare nella “zona rossa”. Se comunicati tempestivamente nella loro competenza, sarebbero risultati troppo critici e così, alterando i numeri dei positivi e dei tamponi, sarebbero stati redistribuiti dai vertici dell’assessorato alla Salute per mantenere l’indice sotto il livello di guardia.
Con la pesante accusa di falso materiale ed ideologico formulata dalla Procura di Trapani, stamattina i Carabinieri del comando provinciale di Trapani e del Nas hanno notificato tre provvedimenti di arresti domiciliari a una dirigente generale della Regione Siciliana che forniva i dati dall’Istituto Superiore della Sanità, Letizia Di Liberti e a due suoi collaboratori.
L’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, ha invece ricevuto un avviso di garanzia e un invito a comparire per sostenere un interrogatorio; al momento, ha deciso di non rispondere.
Le ragioni della misura cautelare
Si legge nella misura cautelare:
“Le inefficienze, gli inadempimenti e le disfunzioni delle strutture periferiche sono state artatamente sfruttate in funzione della alterazione dei dati. – scrive la gip di Trapani Caterina Brignone – Quanto al fine ultimo perseguito attraverso la deliberata e continuata alterazione dei dati pandemici, la natura e le conseguenze delle condotte delittuose e la qualità dei soggetti coinvolti ed il loro concertato agire inducono a ritenere che gli indagati non abbiano perseguito finalità eminentemente personali, ma abbiano operato nell’ambito di un disegno più generale e di natura politica”.
“Si è cercato – spiega la gip – di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra”. “Qualche che sia il disegno perseguito, è certo che le falsità commesse – conclude – non hanno consentito a chi di competenza di apprezzare la reale diffusione della pandemia in Sicilia e di adottare le opportune determinazioni e non hanno permesso ai cittadini di conoscere la reale esposizione al rischio pandemico e di comportarsi di conseguenza. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la piena collaborazione di tutti i soggetti indagati, ciascuno dei quali risulta calato in un ruolo nevralgico e, defilandosi, avrebbe potuto mettere in crisi il sistema”.
Le dimissioni di Razza
Razza ha presentato le sue dimissioni al governatore Musumeci in tarda mattinata.
“Alla luce della indagine della Procura di Trapani che mi vede indagato, – ha scritto in un comunicato ufficiale diramato alla stampa – nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie. Non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico, perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi”.
La difesa di Musumeci
“Siamo stati noi a chiedere la zona rossa. É facile in questo momento fare ricostruzioni. Intanto abbiamo il dovere di chiederci, perché? A cosa serviva? Quale gara dovevamo vincere? Quale premio avremmo ottenuto, soprattutto nella prima fase? Se noi eravamo i primi a chiedere le misure di restrizione, se io stesso insieme all’assessore Razza abbiamo chiesto al governo nazionale due settimane di zona rossa quando tutta Italia faceva il possibile per rimanere in zona arancione. Ecco perché sono tranquillo, sono certo che la magistratura farà luce”. Queste le dichiarazioni a caldo del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, rilasciate stamattina a “Omnibus” in onda su La7.
Quaranta episodi contestati. Le intercettazioni
Tutti gli indagati sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico. Sono quaranta gli episodi contestati, l’ultimo risale al 19 marzo.
Le conversazioni registrate dai carabinieri sembrano evidenziare la preoccupazione di non volere finire in zona rossa.
Da qui l’esigenza di “diluire” i decessi per evitare di segnalare di aver superato quota 20 giornalieri e di aumentare il numero dei tamponi fatti.
“… Ma mettici 2.000 di rapidi.. fregatene!!!”, dice, per gonfiare i dati sui tamponi fatti, la Di Liberti all’impiegato della società che gestisce il sistema informatico dei flussi da comunicare all’ISS . “Razza è seccato. – spiega Di Liberti non sapendo di essere intercettata, – mi disse: il fallimento della politica, non siamo stati in grado di tutelarci, i negozi che chiudono, se la possono prendere con noi, non siamo riusciti a fare i posti letto”. “Ci dissi ma non è vero, reggiamo perfettamente. – racconta la dirigente al suo interlocutore sempre riferendo la conversazione con Razza – Anche se in realtà, non ti dico, oggi è morta una, perché l’ambulanza è arrivata dopo 2 ore ed è arrivata da Lascari. Ed è morta, e qua c’è il magistrato che già sta, subito, ha sequestrato le carte…. 2 ore l’ambulanza. Perché? Perché sono tutte bloccate nei pronto soccorsi. Tutte!”. Parlando con il dirigente Mario Palermo, anche lui indagato, il 4 novembre discute del numero dei decessi da comunicare. “Quindi sono anziché 26, 19″, dice la dirigente – “Ok. Che non superiamo i 2, che è pesante”. Il collega le dice: “2? Ne diamo venti?”. “No, no 19 arriva a 19″, risponde la Di Liberti.
“Spalmiamoli un poco…” Così intanto l’assessore alla Salute Ruggero Razza diceva alla dirigente regionale ora arrestata. “I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?”, chiede lei non sapendo di essere intercettata. “Ma sono veri?”, chiede Razza. “Si, solo che sono di 3 giorni fa”, risponde. E Razza dà l’ok: “spalmiamoli un poco”.
La dirigente prosegue: “ah, ok allora oggi gliene do uno e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri.. perché ieri il San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene?” “Ok”, risponde l’Assessore Razza. In tutto gli indagati sono 7. Secondo gli inquirenti avrebbero alterato i dati sulla pandemia (modificando il numero dei positivi, dei tamponi e dei decessi) diretto all’Istituto Superiore di Sanità, e condizionando così i provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione del virus.
L’indagine verrà trasmessa ai pm di Palermo
Potrebbe a breve essere trasmesso alla Procura di Palermo il fascicolo di indagine dei pm di Trapani sulle falsificazioni.
Nell’ordinanza con cui il gip di Trapani dispone gli arresti, viene evidenziato che “i reati contestati in ciascuno dei capi di incolpazione devono ritenersi commessi, il primo, a Palermo – dove si colloca la postazione dell’addetto della Regione Sicilia che ha provveduto al caricamento dei dati, così effettuando la falsa attestazione – e, il secondo, a Roma, dove hanno verosimilmente operato i soggetti indotti in errore, che hanno compilato il bollettino informativo ministeriale anche sulla scorta dei dati falsi loro trasmessi con riferimento al territorio siciliano”.
Il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, dichiara che “Il Comune di Palermo si costituirà Parte Civile in questo procedimento giudiziario, visto che proprio sui dati si sono basate molte scelte e provvedimenti amministrativi in questi mesi”.
“Come presidente dell’Anci Sicilia convocherò il direttivo – aggiunge – per valutare tutte le iniziative da assumere ivi compresa la costituzione di Parte Civile e ogni altra azione a garanzia del rispetto del diritto alla salute di tutti e dell’esercizio corretto delle competenze comunali”.
Oltre a Razza e Di Liberti sono indagati Mario Palermo, Direttore del Servizio 4 del DASOE; Salvatore Cusimano, dipendente della Regione Siciliana, Emilio Madonia, dipendente della Società “Pricewaterhousecoopers Public Sector srl”, che gestisce il sistema informatico dei flussi dei dati dell’assessorato, Giuseppe Rappa e Roberto Gambino, dipendenti dell’Asp di Palermo.
Perquisizioni in assessorato
In assessorato il più alto dirigente in carica resta adesso Mario la Rocca, direttore generale del dipartimento. Potrebbe essere proprio quest’ultimo a prendere l’interim della collega Di Liberti, posta agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine sui dati falsi. Nel frattempo, con le dimissioni di Razza, decade contestualmente l’intero ufficio di gabinetto, cioè il personale di staff che supporta l’assessore, formato da 14 persone, compreso il capo di gabinetto, il quale deve essere un dirigente regionale interno; delle altre 13, soltanto 4 possono essere figure esterne.
La delega passa a Musumeci
Musumeci nel pomeriggio è poi intervenuto in aula annunciando la presa in carica della delega alla Sanità, dopo avere letto le dimissioni di Razza.
«Un atto di grande responsabilità che fa onore all’avvocato Ruggero Razza e che non mi sorprende, conoscendone la formazione politica, culturale e l’integrità morale».
«Lo terrò – ha precisato – fin quando riterrò necessario e opportuno farlo, proprio perché voglio assicurare i siciliani che il governo non defletterà di un solo centimetro dal percorso fin qui fatto con l’assessore Razza e con tutto il governo. Andremo avanti dritto, senza una tregua. Lo impone la pandemia, la volontà dei siciliani e il nostro dovere istituzionale».
Musumeci ha comunicato anche la disponibilità, sua e del governo, a riferire in Aula sulla vicenda giudiziaria che coinvolge alcuni dirigenti dell’assessorato alla Salute.
«Né io, né il governo – ha detto il presidente – intendiamo assolutamente sottrarci al confronto. Vorrei solo lanciare un appello: in questo momento, proprio in coerenza col rispetto verso le istituzioni, prima ancora che verso le persone, proporrei di definire la Finanziaria, che è un atto indispensabile per la comunità siciliana. Un minuto dopo possiamo dare vita al dibattito, pur non avendo, né io né altri, potuto procedere all’acquisizione degli atti e quindi alla loro lettura».
[…] In concomitanza dell’apertura dell’inchiesta fece scalpore la frase pronunciata dell’assessore Razza intercettato mentre consigliava di “spalmare” nei giorni “I dati sui morti di Covid”. […]