Home » Salute, Mons. Pegoraro: «Al PNRR manca la “R” di responsabilità»
PNRR Salute. Per Monsignor Renzo Pegoraro, docente della Facoltà teologica del Triveneto, serve un’etica in grado di accompagnare il progresso e di illuminare i passi della scienza, quando questi siano incerti.

Serve un’etica in grado di accompagnare il progresso e di illuminare i passi della scienza, quando questi siano incerti. Ed è per questo che temo che al PNRR manchi una “R” quella della Responsabilità”. Parola di Renzo Pegoraro, presbitero diocesano, docente della Facoltà teologica del Triveneto, nominato da Papa Ratzinger Cancelliere della Pontificia Accademia per la vita. Per Pegoraro, serve una “scienza della sopravvivenza”, necessaria per garantire un futuro all’umanità e al pianeta.

È una responsabilità che va recuperata e declinata – spiega Pegoraroin diversi modi. Una responsabilità nella sanità, nel mondo politico – che deve garantire un governo efficiente -, ma anche la responsabilità di chi dirige a livello manageriale. Abbiamo anche una responsabilità che va ancor di più recuperata e valorizzata ed è quella di medici, infermieri, operatori sanitari che dovrebbero aiutarci a capire quali sono le cure più efficaci, più necessarie. Infine c’è la responsabilità della stessa popolazione, che dev’essere più partecipe, soprattutto quando si parla di sanità, di piani sanitari, di priorità, ed essere più responsabile della propria salute, della propria corporeità, e degli stili di vita”.

“La salute – continua Pegoraroriguarda tutti, e non è solo una questione medica, economica, ambientale, ma coinvolge, in maniera responsabile, tutti. La salute non è un processo dall’alto al basso, ma è un processo circolare, in cui c’è la politica, ci sono le istituzioni, ma c’è anche il cittadino che dev’essere più consapevole di cosa vuole dire salute e far funzionare bene un servizio sanitario, e come essere più partecipe delle progettazioni e delle decisioni, ma anche dello stile di vita e della collaborazione per promuovere una buona salute e far funzionare bene la sanità”.

Infine Monsignor Pegoraro ripercorrendo la storia della Bioetica, dalla sua nascita negli anni Settanta, ha anche sottolineanto i due fattori su cui poggia la materia. Da un lato, l’imponente progresso che imposto all’uomo di confrontarsi con l’esigenza di gestire le enormi potenzialità tecniche e scientifiche spuntate all’orizzonte. Dall’altro, il dibattito dentro gli ospedali e le università, ossia i luoghi in cui la scienza si interroga sulle conseguenze del suo potere.

Pegoraro propone un’etica capace di accompagnare il progresso, non di frenarlo e neanche di rincorrerlo. Un’etica che sia però anche “profetica”, in grado, cioè, di tracciare il cammino e di illuminare i passi della scienza, quando questi siano incerti. È necessario, quindi, un ponte tra il mondo della scienza e il mondo umanistico per aprire un dialogo tra diverse competenze e sensibilità.

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