A Roma viene potenziato il servizio di Neuropsicomotricità infantile. Ne parliamo con Laura Iuvone, neuropsichiatra infantile, responsabile del nuovo reparto al Centro Don Gnocchi Santa Maria della Pace di Roma.
In cosa consiste il servizio di Neuropsicomotricità infantile?
In questo reparto dedicato alla neuropsichiatria infantile seguiamo i bambini con disturbi complessi dello sviluppo. Sono bambini che soffrono di patologie che investono la maturazione del bambino dal linguaggio allo sviluppo motorio cognitivo, agli aspetti effettivo relazionali.
Ampliare l’offerta del nostro Centro di Neuropsicomotricità infantile a Roma è un fatto doveroso per aiutare molti genitori in difficoltà.
Quanti anni hanno i bambini che seguite?
Sono prevalentemente bambini in età prescolare e le patologie maggiormente rappresentate sono per l’appunto disturbi complessi quindi dal disturbo dello spettro autistico alle disabilità intellettive alle paralisi cerebrali e in genere diciamo tutte le patologie gravi.
Come funziona il nuovo centro di Neuropsicomotricità a Roma?
Il centro funziona attraverso un’interconnessione molto stretta con il territorio.
Noi siamo all’interno di un protocollo d’Intesa con l’ASL Roma 1 che è il territorio in cui operiamo. Sicuramente hanno priorità di accesso i bambini più piccoli e con patologie più gravi e poi via via l’età più mature e i bambini con patologie lievi.
Quali sono i sintomi che accomunano i disturbi di Neuropsicomotricità infantile?
Quando parliamo di disturbo dello sviluppo ci riferiamo a un disordine che coinvolge vari centri neurologici. I più frequenti sono i disturbi dell’interazione ovvero la difficoltà del bambino a concentrare lo sguardo sui propri interlocutori e a produrre segnali comunicativi gestuali tipo l’indicazione o altri segnali tipo il saluto con la manina.
Nel 1° anno di vita per esempio ci possono essere difficoltà del bambino ad acquisire tappe di sviluppo motorio consone all’età come imparare a stare seduti, gattonare, fare i primi passi oppure sul versante linguistico come produrre segnali comunicativi non verbali e integrare con la comunicazione attraverso lo sguardo oppure la possibilità del bambino di indicare guardando l’interlocutore e alternativamente l’oggetto a cui si riferisce.
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