Uno studio sugli anticorpi monoclonali – condotto sui database nazionali, dagli infettivologi del Policlinico Federico II di Napoli in collaborazione con la SIMA, Società Italiana di Medicina Ambientale – li conferma come un’arma contro il Covid-19, però sottoutilizzata. Perchè? Ne parliamo con Ivan Gentile, coordinatore dello studio e Direttore del reparto di Malattie Infettive del Policlinico Federico II.
COSA SONO GLI ANTICORPI MONOCLONALI UTILIZZATI CONTRO IL COVID-19?
Sono proteine che neutralizzano i virus, simili a quelli prodotti dal nostro organismo in seguito alla vaccinazione. Tuttavia, a differenza della nostra risposta immunitaria naturale sono somministrati in concentrazioni elevate e mirano specificamente al virus.
Studi randomizzati hanno dimostrato che quando vengono somministrati nei primi giorni di infezione, possono ridurre significativamente le ospedalizzazioni e le morti legate al Covid-19, fino al 70%.
QUALI PAZIENTI POSSONO BENEFICIARNE?
L’AIFA ha stabilito categorie di pazienti che possono ricevere il trattamento gratuitamente presso i centri prescrittori.
Queste categorie comprendono gli anziani sopra i 65 anni, indipendentemente dalle malattie preesistenti, e anche persone più giovani ma con condizioni che le rendono fragili, come cardiopatie, diabete scompensato, broncopneumopatie, immunodeficienze o obesità. È importante concentrarsi su questi pazienti a rischio di complicazioni e mortalità, in quanto il 97% dei casi di Covid-19 guarisce spontaneamente.
COSA MOSTRANO I DATABASE NAZIONALI SULL’UTILIZZO DEGLI ANTICORPI?
Si sono dimostrati straordinariamente efficaci nella terapia del Covid-19, tuttavia, uno studio condotto utilizzando i dati presenti sui database del ministero e dell’AIFA ha evidenziato un utilizzo limitato degli anticorpi monoclonali, in particolare tra i pazienti anziani.
Nel periodo da marzo ad agosto, su circa 70.000 infezioni confermate da Covid-19, solo il 9% dei pazienti over 70 ha ricevuto la terapia con anticorpi monoclonali. Ciò significa che più del 90% delle persone anziane potenzialmente beneficiarie di questa terapia non ha avuto accesso ad essa.
QUAL’È LA SFIDA PIÙ GRANDE NELL’UTILIZZO DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI CONTRO IL COVID-19?
Nonostante l’efficacia degli anticorpi monoclonali e l’esistenza di centri prescrittori, le sfide organizzative rimangono un ostacolo. È fondamentale garantire che i pazienti positivi vengano indirizzati ai centri prescrittori entro i primi 45 giorni dalla comparsa dei sintomi, periodo in cui si ottengono i migliori risultati se sottoposti alla cura.
COME SUPERARE IL PROBLEMA DELLA SOTTOUTILIZZAZIONE DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI?
Lo studio condotto al Policlinico Federico II di Napoli ha suggerito una soluzione smart e automatizzata. L’idea è quella di utilizzare una scheda di prescrizione per i tamponi molecolari, in cui vengono inserite informazioni obbligatorie come l’età e le condizioni di fragilità del paziente, come cardiopatie, immunodeficienza o obesità.
In questo modo, i pazienti positivi che rientrano in queste categorie vengono automaticamente inseriti in una lista di eleggibili per il trattamento con gli anticorpi monoclonali. I centri erogatori, come il Policlinico Federico II di Napoli, contattano direttamente questi pazienti e organizzano le infusioni a domicilio, rendendo tutto il processo più efficiente e snello.
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