Dopo la testimonianza del Presidente del CONI, Giovanni Malagò, A.L.I.Ce. Italia ricorda quali sono i fattori di rischio e ribadisce l’importanza di controlli periodici
Roma, 21 gennaio 2022
Il Presidente del CONI Giovanni Malagò ha raccontato in questi giorni di essere stato a rischio ictus e di averlo scoperto in occasione di un semplice intervento agli occhi, quando i medici gli hanno diagnosticato la fibrillazione atriale (FA), disturbo cronico del ritmo cardiaco più frequente che colpisce nel nostro Paese circa 1 milione di persone.
Le caratteristiche della FA variano da individuo a individuo: alcune persone possono avere sintomi molto lievi, altre non manifestano alcun sintomo e l’aritmia, come nel caso del Presidente Malagò, viene scoperta occasionalmente durante una visita medica eseguita per altri motivi.
“La FA è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici – dichiara il Prof. Danilo Toni, Direttore Unità Trattamento Neurovascolare Policlinico Umberto I di Roma e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale. Chi è affetto da FA vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta generalmente molto grave e invalidante: l’embolo che parte dal cuore chiude arterie di calibro maggiore, con un conseguente danno ischemico che interessa porzioni più estese di cervello; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall’evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti. È quindi estremamente importante ‘intercettare’ il più rapidamente possibile i pazienti con FA e stabilire una terapia anticoagulante per ridurre il rischio di ictus, una volta effettuata la diagnosi”.
A.L.I.Ce. Italia ODV, che da anni si occupa di informare e sensibilizzare la popolazione non solo sulla prevenzione di questa patologia ma anche sul post ictus e, quindi, sulle conseguenze che questo comporta, coglie l’occasione per ricordare quelli che sono i principali fattori di rischio modificabili per l’ictus cerebrale:
- IPERTENSIONE ARTERIOSA: è con la FA il principale fattore di rischio per l’ictus; si parla di ipertensione quando i valori della pressione si mantengono costantemente sopra i 140 di massima e gli 85 di minima
- DIABETE MELLITO: si parla di diabete mellito quando i valori degli zuccheri nel sangue (glicemia a digiuno) superano i 126 mg/dL
- IPERCOLESTEROLEMIA: livelli oltre la norma del colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) e dei trigliceridi determinano l’incremento del rischio per ictus in proporzione all’aumento dei loro valori
- FUMO DI SIGARETTA: aumenta di 2-3 volte il rischio di ictus e dipende dal numero di sigarette fumate al giorno e dal numero di anni in cui si è fumato
- OBESITA’: favorisce l’insorgenza del diabete
- RIDOTTA ATTIVITA’ FISICA
- EMICRANIA
- PILLOLA ANTICONCEZIONALE: sono a rischio le donne che la assumono e soffrono di emicrania e/o sono fumatrici
- ABUSO DI ALCOOL: mentre una quantità moderata di vino rosso (mezzo bicchiere ai pasti) può essere un fattore protettivo, l’eccesso di alcool causa l’effetto contrario, aumentando il rischio di ictus.
“La nostra Associazione desidera ringraziare il Presidente Giovanni Malagò per aver raccontato la sua esperienza, che ci dà la possibilità di sensibilizzare ancora una volta la popolazione sui fattori di rischio per l’ictus cerebrale – dichiara Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia ODV. Prevenire è il modo migliore per limitare il rischio di ictus; alcuni fattori, come l’età, la familiarità e il sesso, non sono modificabili ma altri possono essere controllati adottando stili di vita più salutari: il nostro consiglio, dunque, è quello di non fumare, tenere sotto controllo il peso corporeo, limitare il consumo di alcool e praticare una costante attività fisica, oltre che monitorare con costanza la pressione arteriosa e la fibrillazione atriale”.
L’ictus cerebrale è una patologia grave e disabilitante che, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Quasi 150.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione, sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili per la fase acuta che hanno notevolmente incrementato la sopravvivenza.
Per maggiori informazioni www.aliceitalia.org.
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