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Paziente con fibrosi cistica licenziata mentre era in coma dopo un trapianto polmonare

La stessa cooperativa romana ha licenziato 13 persone nel 2019, tutte con malattie rare o disabilità. In attesa del giudizio del Tribunale sono senza impiego e senza reddito

Tredici lavoratrici e lavoratori con disabilità, alcuni dei quali con malattie rare, sono stati licenziati in blocco da una cooperativa sociale, ente che avrebbe dovuto, prima di tutto, tutelare il loro inserimento lavorativo. Tra di loro c’è Arianna, che ha la fibrosi cistica dalla nascita (malattia ereditaria che colpisce circa 1 neonato su 2.500), e da sempre ha lottato contro le difficoltà che le persone con malattie rare e croniche devono affrontare nel mondo del lavoro.

Sono nata con la fibrosi cistica – ha raccontato Arianna Osservatorio Malattie Rare – Ho aspettato per una vita il trapianto di polmoni e la chiamata è finalmente arrivata il 9 dicembre 2019. Speravo di risvegliarmi con una vita migliore, invece quando mi sono risvegliata dal coma farmacologico, la sera dell’11 dicembre, ho scoperto che la mattina stessa avevo ricevuto una lettera di licenziamento dalla cooperativa”.

Ad agosto avevo già parlato con loro della possibilità di una mia assenza per trapianto – ha proseguito Arianna, che si è sottoposta al delicato intervento presso il Centro Trapianti di Milano – e mi avevano rassicurato che non mi avrebbero mai licenziato per questo. Invece non solo hanno licenziato me, hanno licenziato tutti. Quando fai un trapianto del genere ti dicono che mediamente puoi avere cinque anni di vita. Pensavo di poter vivere questi cinque anni con un po’ di serenità, invece ne ho già passati due vivendo un incubo, in cui mi è stata fatta pesare tutta la mia disabilità”.

Si tratta di un licenziamento fortemente discriminatorio – ha spiegato l’avvocato Valentina Lemma dello Sportello Legale di Osservatorio Malattie Rare perché determinato dalla disabilità dei lavoratori, ritenuti non più idonei a svolgere l’attività lavorativa a causa di un presunto peggioramento delle loro condizioni di salute. Il licenziamento è stato impugnato davanti al Tribunale di Roma, Sezione Lavoro, e ora la situazione deve essere denunciata pubblicamente. Anche perché nel frattempo queste lavoratrici e questi lavoratori si trovano in grande difficoltà”.

Si sono rivolti al mio studio legale 13 lavoratori con disabilità o portatori di malattie rare che, a causa di un licenziamento collettivo, sono rimasti senza lavoro. Erano soci lavoratori della Cooperativa Acapo – ha affermato l’avvocato Barbara Di Nicola, legale dei 13 lavoratori fragili licenziati – Una Cooperativa Sociale di tipo B il cui scopo sociale, sostanzialmente, è quello di promuovere l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate favorendone l’inserimento sociale. A seguito di una procedura di licenziamento collettivo i miei assistiti sono stati licenziati e, conseguentemente, esclusi dalla compagine sociale. Tale situazione ha determinato e sta determinando un gravissimo pregiudizio, economico e non, per questi ragazzi con disabilità, privati del loro posto di lavoro ed esclusi, in tal modo, dal ciclo produttivo e sociale”.

Il licenziamento è stato tempestivamente impugnato – ha concluso Di Nicola  Attualmente il relativo procedimento contenzioso è pendente avanti alla Sezione Lavoro del Tribunale Civile di Roma, adita dai lavoratori per richiedere la reintegra del posto di lavoro con conseguente condanna della datrice di lavoro al risarcimento dei danni. La prossima udienza è stata rinviata al giorno 20 gennaio 2022 e questi ragazzi, i lavoratori fragili (come vengono definiti per sottolinearne le difficoltà), dovranno attendere ancora molto tempo per avere un verdetto e, nel frattempo, si trovano senza reddito e letteralmente tagliati fuori dai rapporti lavorativi relazionali, privati di quei diritti che la legge voleva salvaguardare proprio in virtù delle fragilità fisiche e/o cognitive che la Società ha l’obbligo, morale ancor prima che giuridico, di tutelare”.

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