16 marzo 2022
La Procura di Palermo ha chiuso le indagini sui falsi dati Covid che sarebbero stati comunicati dalla Regione Siciliana al Ministero della Salute in piena pandemia.
Sono al momento sei gli indagati per falso in concorso: l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, l’ex dirigente generale del Dipartimento regionale per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (Dasoe) Maria Letizia Di Liberti, il direttore del servizio quattro del Dasoe, Mario Palermo, Salvatore Cusimano dipendente dell’assessorato regionale all’Industria e nipote di Di Liberti e da quest’ultima chiamato a lavorare al suo fianco, Emilio Madonia, dipendente di una società privata che si occupava della gestione del flusso dei dati sul Covid, Roberto Gambino, dipendente dell’Asp di Palermo e distaccato al Dasoe.
Alla Di Liberti e a Madonia viene contestato di avere indotto in errore il Ministero alla Salute attraverso la comunicazione di dati falsi sull’emergenza pandemica. L’inchiesta condotta dai carabinieri del Nas di Palermo e di Trapani è stata coordinata inizialmente dalla procura di Trapani. Poi è stata trasmessa ai PM di Palermo per competenza territoriale.
Secondo l’accusa, sulle piattaforme informatiche regionali e ministeriali, nei mesi scorsi, sarebbero stati caricati dati falsi sul monitoraggio dell’epidemia Covid in Sicilia. Alla luce delle errate comunicazioni inviate dalla Regione, il ministero della Sanità e l’Istituto superiore di Sanità classificarono la Sicilia a rischio basso e non moderato nella settimana dal 14 al 20 dicembre. Sono cadute invece le contestazioni relative ai dati falsi sui decessi in quanto prive di rilievo penale.
In concomitanza dell’apertura dell’inchiesta fece scalpore la frase pronunciata dell’assessore Razza intercettato mentre consigliava di “spalmare” nei giorni “I dati sui morti di Covid”.
L’assessore, travolto dalle polemiche, si dimise scusandosi e ammettendo di avere provincia una “frase infelice”, per poi però ritornare al suo posto qualche settimana dopo.
La conclusione dell’indagine precede in genere la richiesta di rinvio a giudizio.
Il commento dell’assessore Ruggero Razza
“L’avviso di conclusione delle indagini è un atto a garanzia della difesa. Da una prima lettura delle contestazioni sembrerebbe che le indagini abbiano consentito di accertare che non c’è mai stata una valutazione erronea sulla fascia di collocazione della nostra Regione da parte del Ministero, come originariamente ipotizzato, che nessuna “zona rossa” è stata rinviata e occultata“, ha commentato l’assessore alla Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razza.
Ha anche aggiunto: “Oggi vengono in evidenza alcune discrasie sul ‘form giornaliero’ che, come mi è sempre stato spiegato, venivano recuperate settimanalmente e che, pertanto, non hanno determinato alcuna incidenza sul quadro epidemiologico. Su queste lavoreremo con i consulenti tecnici anche perché permane una divergente valutazione con l’Ufficio del Pubblico ministero sul computo dei dati, che non potevano a nostro avviso essere considerati a cadenza giornaliera, come previsto e come nei fatti operato da tutte le altre Regioni. Speriamo – chiosa l’assessore Razza – di poterlo adesso ulteriormente chiarire nel corso della fase di difesa che si apre con l’avviso notificato, mantenendo la stessa ottica di rispetto dell’attività degli inquirenti e di confronto tra tesi giuridiche divergenti che abbiamo seguito sino ad ora“.
Fava: “Moralmente Razza non è più assessore”
“Al di là del rilievo penale, sul quale altri giudici dovranno pronunciarsi, le accuse della Procura della Repubblica di Palermo nei confronti dell’assessore Razza e dei suoi più stretti collaboratori confermano un fatto, in sé moralmente più grave dell’ipotesi di reato. Quello cioè che sulle piattaforme informatiche del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità furono caricati dati falsi sul Covid“.
“Di fronte a questa certezza, non può che indignare il tradimento del patto di lealtà con i siciliani rispetto alla tutela della loro salute. Indignazione – aggiunge Fava – che va ben oltre il ‘disegno criminoso’ di cui parla la Procura. Qualunque cosa decida di fare Razza, da oggi moralmente non è più l’assessore alla salute di alcuno“.
Aggiungi un commento