Home » Neuroblastoma: al Bambino Gesù identificati due “marcatori” fondamentali

All’ospedale pediatrico Bambino Gesù uno studio, condotto insieme alla Fondazione Bruno Kessler, di Trento, finanziato da Associazione Italiana Ricerca Cancro e dal ministero della Salute, ha permesso di identificare due nuovi marcatori cellulari e genetici in grado di predire la sopravvivenza dei pazienti affetti da neuroblastoma. Ne parliamo con la ricercatrice dell’ospedale Bambino Gesù, Doriana Fruci.


CHE COS’È IL NEUROBLASTOMA?

Il neuroblastoma è un tumore pediatrico del sistema nervoso periferico che colpisce principalmente i bambini di età inferiore ai 7-8 anni. Questa forma di tumore è spesso diagnosticata in uno stadio avanzato, rendendo difficile eradicarla completamente con le terapie attuali.

La ricerca svolge un ruolo cruciale nello sviluppo di nuove terapie per il neuroblastoma. In uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con la Fondazione Kessler di Trento, sono stati identificati marcatori cellulari e genetici che possono predire la prognosi dei pazienti e la risposta alle terapie.

NEUROBLASTOMA: I MARCATORI CELLULARI E GENETICI

Lo studio condotto ha analizzato i tessuti tumorali di 104 pazienti affetti da neuroblastoma. È emerso che i tumori più aggressivi presentano una quantità ridotta di cellule immunitarie, in particolare linfociti T, rispetto ai tumori meno aggressivi. Inoltre, sono state individuate differenze nell’espressione genetica tra i diversi campioni di tessuti. Sono stati identificati due marcatori importanti, l’appennino e il PD-L1, che possono predire la risposta alle terapie di immunoterapia.

QUALI SONO LE IMPLICAZIONI PERLA PROGNOSI E LE TERAPIE?

I risultati dello studio forniscono ai clinici strumenti per valutare la prognosi dei pazienti con neuroblastoma. La presenza di determinati marcatori cellulari e genetici può aiutare a prevedere l’andamento della malattia e la risposta alle terapie. Inoltre, è stato evidenziato che i geni associati all’espressione di questi marcatori sono collegati alla funzione delle cellule immunitarie. Questo apre nuove prospettive per l’utilizzo di terapie di immunoterapia, come l’uso di anticorpi anti-PD-1 e anti-PD-L1, per migliorare il trattamento del neuroblastoma.

LA RICERCA FUTURA E LE PROSPETTIVE

Lo studio rappresenta un importante passo avanti nella comprensione del neuroblastoma e nella ricerca di nuove terapie. L’obiettivo futuro è quello di aumentare la presenza di cellule immunitarie nei tumori aggressivi, favorendo una migliore risposta alle terapie.

Sono in corso studi preclinici su modelli animali per testare combinazioni di farmaci al fine di renderne il trattamento più efficace. La ricerca continua a svolgere un ruolo chiave nel miglioramento delle opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da neuroblastoma.

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