Malattia di Parkinson e novità nella sperimentazione clinica. Ne parliamo con Alessandro Tessitore, professore di Neurologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e membro dell’Accademia LIMPE–DISMOV, società scientifica di riferimento per lo studio della Malattia di Parkinson e dei Disturbi del Movimento.
MALATTIA DI PARKINSON E SPERIMENTAZIONE CLINICA
La diagnosi di Parkinson e Parkinsonismi è una diagnosi clinica che a volte, in un numero non poco rilevante, necessita di una conferma grazie all’utilizzo di biomarcatori. I biomarcatori di Risonanza Magnetica e di Imaging molecolare sono attualmente tra i biomarcatori emergenti nello scenario della Malattia di Parkinson e Parkinsonismi.
Qual è il ruolo di questi marcatori?
Essi hanno un ruolo nel meccanismo e nel determinismo della comparsa della malattia, nel monitoraggio del follow up, nella progressione della malattia e in alcuni casi anche nella terapia in qualità di biomarcatori terapeutici.
In cosa consiste la sperimentazione clinica in questo campo?
La diagnosi di malattia di Parkinson influisce in modo diverso sulle persone. In alcuni, può far nascere il desiderio di essere coinvolto in uno studio clinico, partecipare. È il modo modo migliore per combattere la malattia, favorendo lo sviluppo di nuovi trattamenti che possano rallentarne la progressione o arrestarla. Non tutti gli studi testano farmaci. Molti si limitano a raccogliere dati e campioni per comprendere meglio il funzionamento biologico della malattia. In alcune sperimentazioni cliniche si valutano diverse attività, come: quella fisica, la fisioterapia al quale ci si può sottoporre o altri trattamenti non invasivi che non riguardano l’uso di farmaci.
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