Varese, 25 Luglio 2019
Il bando di Ricerca Finalizzata 2018 del Ministero della Salute si proponeva di premiare progetti di rete con un finanziamento di 1.800.000 euro.
Hanno partecipato in tanti, di ogni ambito specialistico.
Ad aggiudicarsi il primo posto è stato un progetto presentato da una rete che coinvolge tre Regioni, Lombardia, Toscana e Lazio, ideato, coordinato e definito organizzativamente dall’Ematologia varesina, diretta dal Prof. Francesco Passamonti.
“A fare la differenza, però, è stata la squadra” tiene a precisare Passamonti, che ne cita i componenti: oltre a lui, il Prof. Matteo Della Porta, del Dipartimento Leucemie dell’Humanitas di Milano, il Prof Gianni Corrao, del Dipartimento di Biostatistica dell’Università Bicocca di Milano, la Prof.ssa Paola Guglielmelli, dell’Ematologia dell’Università di Firenze, e la Prof.ssa Mariateresa Voso, dell’Università di Tor Vergata di Roma.
Il titolo del progetto vincitore è “Medicina personalizzata delle neoplasie mieloidi (leucemie acute, leucemie croniche, sindromi mielodisplastiche): caratterizzazione del genoma del paziente per definire le decisioni cliniche partendo dalla raccolta sistematica di real world data”.
In termini più semplici, questo studio rappresenta il primo caso in assoluto in ambito ematologico in cui si analizzano i dati della totalità dei pazienti con neoplasia mieloide in un’area vastissima, corrispondente alle tre regioni di Lombardia, Toscana e Lazio, completi di tutte le informazioni cliniche raccolte dai database delle Regioni: diagnosi, ricoveri, procedure, terapie, complicazioni, esiti, eccetera. Tali dati saranno integrati con i dati della ricerca più avanzata nei singoli centri.
“Stiamo parlando di dati relativi ad un campione pari a 20 milioni di abitanti – tiene a spiegare il Prof. Passamonti – un campione che coincide con la totalità dei cittadini di un’area territoriale molto vasta e densamente abitata e che quindi ci permette di analizzare i dati reali di tutti i pazienti con neoplasia mieloide di quell’area. Un campione reale, ecco perché si parla di ‘real world data’, ben diverso dai campioni su cui si basano gli studi accademici tradizionali, frutto di una selezione“.
I dati raccolti dai database delle tre Regioni saranno combinati con quelli di tipo genetico raccolti su una parte importante dei pazienti seguiti dai partecipanti al progetto, ottenendo così una fotografia perfetta della malattia e, soprattutto, la possibilità di analizzare l’impatto dello studio genomico dei pazienti sul loro percorso di cura.
“E’ una grossa sfida – spiega Passamonti – Si tratta di andare a studiare l’incidenza precisa delle malattie mieloidi su un terzo del territorio italiano, valutare le complicanze delle malattie nella loro totalità, studiare l’impatto dei nuovi farmaci introdotti nel sistema sanitario. Il tutto può anche servire per la pianificazione delle risposte ai bisogni dei cittadini. La speranza, ovviamente, è che emerga in maniera importante il beneficio dello studio approfondito dei pazienti con integrazione di clinica e genomica, così che si possa proseguire con maggiore decisione su questa strada“.
Lo studio in corso, infatti, permetterebbe di elaborare dei modelli di prognosi, così che ogni paziente possa ricevere la cura più adatta, mirata sulle sue specifiche caratteristiche cliniche e genetiche, una cura messa a punto partendo da altri pazienti che hanno sviluppato lo stesso tipo di malattia e che presentavano proprio le medesime peculiarità.
“Sono davvero molto contento del risultato ottenuto – commenta Passamonti, che ha ideato e voluto questo progetto di cui è coordinatore – La concorrenza, in termini di progetti presentati al bando ministeriale era enorme e ricevere questo finanziamento ci permetterà di compiere uno studio davvero innovativo, il primo al mondo su un campione di questa portata, da cui potranno derivare conclusioni molto attendibili che, speriamo, esprimeranno tutta la rilevanza clinica dell’analisi genetica“.
Il rapporto con le Regioni, in primis con Regione Lombardia, sarà fondamentale per questo progetto. In Lombardia la Rete Ematologica Lombarda (REL) da dieci anni lavora a fianco della Regione, con risultati di gestione della salute molto positivi. “Con questo studio – sottolinea Passamonti – introduciamo anche un rapporto scientifico, ben consapevole che una buona clinica parte dalla buona ricerca“.
Aggiungi un commento