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Le proprietà della cannabis ad uso terapeutico

In Italia, dal 2006, è consentito il ricorso alla cannabis per uso terapeutico. Alcune delle proprietà associate al suo uso comune sono state confermate da studi e prove cliniche. Vediamo quali sono.

Di Melania Sorbera

Grazie a un progetto pilota promosso dal ministero della Salute in collaborazione con il ministero della Difesa a partire dal 2016, nello stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze sono stati prodotti e commercializzati i primi lotti di marijuana ad uso terapeutico interamente prodotti in Italia. Si tratta della cannabis FM-2, contiene THC, altrimenti detta delta-9-tetraidrocannabinolo, in concentrazioni che variano dal 5% all’8% e CBD, detto cannabidiolo, in concentrazioni variabili dal 7,5% al 12%. Inizialmente la pianta veniva importata dall’Olanda.

Nel 2017 la Camera dei Deputati ha approvato la legge che disciplina l’uso della marijuana per scopi terapeutici, una legge che garantisce uniformità di accesso al prodotto da parte dei cittadini che ne hanno bisogno, sostiene campagne di informazione, le buone norme per la preparazione delle dosi, la ricerca e la divulgazione scientifica dei suoi effetti. L’erba, utilizzata ai fini terapeutici già 3 mila anni fa, almeno secondo gli antichi testi di medicina cinese, può essere somministrata in tanti casi tra cui il più diffuso è, sicuramente, quello che avviene per alleviare il dolore cronico. Il dolore cronico nelle lesioni del midollo spinale, nella sclerosi multipla e nella SLA.

E’ utilizzata anche: per contrastare nausea e vomito indotti dalle terapie oncologiche, quali chemioterapia e radioterapia; per contrastare gli effetti negativi derivanti da terapie contro l’HIV e l’AIDS; il cannabidiolo, in particolare, è utilizzato per alleviare ansia, depressione, schizofrenia e disturbo bipolare; per stimolare l’appetito nei pazienti affetti da AIDS, nei pazienti oncologici e nei pazienti affetti da anoressia nervosa; per contrastare l’eccessiva pressione endooculare nei pazienti che hanno il glaucoma e sono resistenti alle terapie convenzionali, per contrastare i movimenti involontari nei pazienti affetti da sindrome di Tourette e la frequenza e la gravità delle crisi nell’epilessia.

In alcuni studi condotti sia in vitro che in vivo è stato dimostrato che i cannabinoidi contenuti nella pianta sono in grado di limitare la crescita delle cellule tumorali. I due principi attivi della pianta hanno effetti diversi, mentre il THC ha proprietà antidolorifiche, rilassanti, antinausea, antiemetiche e stimolanti dell’appetito, il CBD prolunga l’effetto antidolorifico del primo e diminuisce, allo stesso tempo, gli effetti collaterali a carico del sistema cardiovascolare e dell’apparato respiratorio.

L’uso terapeutico non è previsto sotto forma di medicinali ma deve essere preparato dal farmacista dietro la presentazione di una ricetta medica non ripetibile. La somministrazione può essere orale o per via inalatoria. Per via orale una soluzione alternativa al fumo potrebbe essere quella in forma di tè. La somministrazione per inalazione dei vapori avviene in seguito al riscaldamento della pianta ad alta temperatura e la sua successiva vaporizzazione.

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