Il commento del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, su “The Lancet” per portare all’attenzione della comunità internazionale il problema di Taranto e le innovazioni tecnologiche già disponibili che potrebbero garantire la minimizzazione degli impatti dell’acciaieria sull’ambiente e in primis sulla salute delle persone.
Bari, 25 Febbraio 2022
“C’è un’unica via per mantenere la produzione dell’acciaio a Taranto ed è la decarbonizzazione della fabbrica”: questo il commento del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, all’indomani della pubblicazione su “The Lancet Regional Health Europe” di un articolo dal titolo “Benefici della Decarbonizzazione sulla Salute: La Transizione delle Regioni ad Elevato Consumo di Carbone nel Quadro del Green Deal Europeo” per portare all’attenzione della comunità internazionale il problema di Taranto e le innovazioni tecnologiche già disponibili che potrebbero garantire la minimizzazione degli impatti dell’acciaieria sull’ambiente e in primis sulla salute delle persone. “La Puglia ha scelto di adottare un approccio scientifico, come di recente confermato nella conferenza stampa di presentazione in anteprima dello studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità su richiesta della Regione, che ha ribadito l’impatto negativo dell’acciaieria sulla salute dei tarantini.” – prosegue il Presidente Emiliano – “Ed è per questo che ci rivogliamo ai decisori nazionali ed europei dalle pagine di una prestigiosa rivista scientifica, portando a modello le sperimentazioni già condotte in altri Paesi, per spronare il Governo a puntare sul piano di decarbonizzazione proposto dalla Regione Puglia come unica possibile tipologia di piano industriale che consentirebbe all’acciaieria di Taranto – ritenuta da Roma produzione strategica nazionale – di coniugare il diritto al lavoro con quello alla salute dei nostri cittadini”. La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) plaude e supporta la visione della Regione Puglia come scientificamente fondata. Secondo il professore Alessandro Miani, Presidente SIMA: “La Puglia è la prima Regione italiana per emissioni di carbonio a causa della presenza dell’acciaieria di Taranto e della centrale termo-elettrica di Brindisi, impianti tra i più grandi d’Europa per consumo di carbone e classificati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente nella top-50 delle industrie fonte di maggior danno ambientale e sanitario sulla base delle emissioni. Non c’è quindi alternativa alla decarbonizzazione di questi mega-impianti visto che l’Italia ha sottoscritto gli impegni europei legati agli Accordi di Parigi e intende rispettare quanto previsto nei piani d’implementazione del Green Deal Europeo, peraltro sostenuti dai grandi investimenti del cosiddetto Recovery Fund – non a caso denominato “Next Generation EU” perché intende offrire un futuro migliore per le nuove generazioni – attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Gli ingenti fondi necessari per la riconversione industriale di Taranto non rappresenterebbero un problema grazie ai grandi investimenti strategici europei. “Taranto è l’unica area italiana, insieme ai bacini carboniferi sardi, a essere inserita nei territori beneficiari del JUST Transition Fund, il meccanismo UE che raccoglie 19,2 miliardi di euro di contributi diretti alle zone in cui il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio potrebbe produrre i maggiori impatti sociali”, spiega Claudio Stefanazzi, economista e Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Puglia, oltre che rappresentante delle Regioni italiane nel Comitato Direttivo dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, fulcro delle politiche di programmazione dei fondi comunitari.
“La Regione Puglia è già da subito disponibile a condividere con il Governo le proprie ricerche per la definizione di un Piano Industriale che rappresenti un nuovo orizzonte per la produzione sostenibile dell’acciaio a Taranto”, conclude il Presidente Emiliano.
“Benefici della Decarbonizzazione sulla Salute: La Transizione delle Regioni ad Elevato Consumo di Carbone nel Quadro del Green Deal Europeo”
Michele Emiliano, Prisco Piscitelli, Claudio Stefanazzi, Alessandro Miani
I rischi per la salute associati ai cambiamenti climatici e alla questione della povertà climatica sono stati recentemente evidenziati da Aurelio Tobías.1 L’UE ha appositamente disegnato il “Green Deal europeo” come cornice globale per affrontare queste sfide, con l’obiettivo di ridurre le emissioni del 50% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Come evidenziato di recente dalla Direttrice Maria Neira durante la presentazione delle nuove Linee guida OMS sulla qualità dell’aria, ogni aumento di 10 μg/m3 nella media annuale di PM2,5 è associato a un aumento del 7% della mortalità complessiva, per cui una rapida uscita dai combustibili fossili e la conseguente riduzione degli inquinanti atmosferici avrà al contempo ricadute benefiche sulla salute delle persone, in termini di morti premature evitabili e miglioramento delle condizioni di salute. È questo il motivo che ha spinto il Green Deal europeo ad abbracciare anche gli aspetti sanitari, ambientali, economici e sociali legati ai cambiamenti climatici.2
Le regioni ad elevato consumo di carbone dei 27 Stati membri dell’UE vengono sostenute nel loro percorso verso una rapida transizione dal carbone e dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Ad esempio, la Regione Nord Pas de Calais (Francia) ha promosso un sistema di trasporti pubblici rispettosi dell’ambiente, la produzione di energia da fonti rinnovabili e la riconversione industriale nell’ambito del Programma REV3 (3a rivoluzione industriale) 2014-2020, realizzato grazie agli 1,5 miliardi di euro stanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
Il JUST Transition Fund – che dovrebbe mobilitare quasi 30 miliardi di euro di investimenti pubblici complessivi oltre a 19,2 miliardi di euro come contributo diretto dell’UE – è stato specificamente progettato per assistere le aree europee in cui il passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio potrebbe produrre i maggiori impatti sociali.3 Le Regioni europee sostenute dal JUST Transition Fund promuovono programmi di decarbonizzazione volti a ridurre le conseguenze sia ambientali che sanitarie del forte inquinamento industriale originato dai combustibili fossili, come è stato riconosciuto per la città di Taranto in Puglia, dove il si trova il più grande impianto di produzione d’acciaio d’Europa. Questo impianto brucia circa 5 milioni di tonnellate di carbone all’anno ed è potenzialmente correlata a un notevole eccesso di mortalità (1020 morti dal 2011 al 2019).4 La Regione Puglia propone fin dal 2018 il passaggio ai forni elettrici alimentati ad idrogeno rispetto agli attuali altoforni a carbone, una prospettiva presentata all’incontro annuale del Regions for Health Network (RHN) dell’OMS e recentemente presa in considerazione dal Governo italiano nell’ambito dell’EU Recovery Fund.
Taranto rappresenta un caso di studio a livello europeo particolarmente impegnativo ai fini di una trasformazione degli impianti esistenti, caratterizzati da un elevato utilizzo di carbone. Negli ultimi anni sono già stati attivati processi di decarbonizzazione di altre aree industriali fortemente inquinate in Germania (Duisburg), Belgio (Gand) e Spagna (Asturie e Bilbao). In altri casi si è partiti con progetti pilota (generalmente supportati dal Fondo di ricerca dell’UE per il carbone e l’acciaio) e ci si sta avvicinando ad una prospettiva di produzione su larga scala: è il caso di Salzgitter (Low CO2 Steelmaking, SALCOS) in Germania e del Voestalpein H2FUTURE a Linz (Austria), così come i progetti HYBRIT e H2 Green Steel nella regione di Boden-Lulea (Svezia), che mirano a produrre milioni di tonnellate di acciaio attraverso processi a basse emissioni di carbonio basati sulla produzione d’idrogeno, la cattura del carbonio e il passaggio a impianti con riduzione diretta, quale nuovo orizzonte per una produzione sostenibile dell’acciaio.
Bibliografia
1. Aurelio Tobías, Electricity Price, heat and risk of climate poverty in Spain’s current climate scenario, The Lancet Regional Health Europe Vol. 121, 100271, December 2021.
2. Michele Emiliano, Barbara Valenzano, Ezio Andreta, Eduardo Missoni, Alessandro Distante, Giammarco Surico, Domenico Rossetti di Valbardero, Prisco Piscitelli, Decarbonization, climate change, and human rights: a road map for the future of Puglia region, The Lancet Planetary Health, Vol. 3, Issue 2, E69, February 01 2019.
3. Leonardo Becchetti, Prisco Piscitelli, Alessandro Distante, Alessandro Miani, Antonio Felice Uricchio, European Green Deal as Social vaccine to overcome COVID-19 health & economic crisis. The Lancet Regional Health Europe, Vol. 2, 100032, March 01 2021. 4. Gennaro, V., Cervellera, S., Cusatelli, C., Miani, A., Pesce, F., De Gennaro, G., … & Piscitelli, P. (2022). Use of official municipal demographics for the estimation of mortality in cities suffering from heavy environmental pollution: Results of the first study on all the neighborhoods of Taranto from 2011 to 2020. Environmental Research, 204, 112007.
4. Michele Emiliano, Barbara Valenzano, Giammarco Surico, Eduardo Missoni, Prisco Piscitelli, Decarbonisation, climate change, and human rights: a road map for the future of Puglia region. The Lancet Planetary Health, Vol. 2, Issue 2, E60-E61, February 01, 2018.
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