L’insufficienza venosa è molto diffusa, nella popolazione femminile colpisce una donna su due. Le terapie sono diverse, vediamo quali e vediamo come migliorare il microcircolo. Ne parliamo con Riccardo Ursino chirurgo vascolare di Catania.
COS’È L’INSUFFICIENZA VENOSA?
L’insufficienza venosa è una patologia che interessa il flusso sanguigno del nostro corpo, impedendo al sangue di fluire correttamente dalle gambe verso il cuore.
L’insufficienza venosa è una difficoltà che ha il sangue del nostro corpo di prendere la sua fisiologica direzionalità dalle gambe verso il cuore. In particolare, il flusso sanguigno si rallenta e il sangue tende a ristagnare verso la parte bassa del corpo, soprattutto nelle gambe. Questo può causare un quadro sintomatologico che si manifesta principalmente con pesantezza alle gambe, ma anche con altri sintomi.
QUALI SONO I SINTOMI DELL’INSUFFICIENZA VENOSA?
La pesantezza alle gambe è il sintomo più comune dell’insufficienza venosa, ma ci sono anche altri sintomi che possono manifestarsi. Uno di questi è il prurito, che può essere legato a situazioni di gambe gonfie. In alcuni casi, possono comparire anche altri sintomi come dolori o crampi alle gambe. Questi sintomi possono essere aggravati dalla posizione eretta prolungata o dall’attività fisica.
QUALI SONO LE CAUSE?
Ci sono diverse cause che possono portare all’insufficienza venosa. Una di queste è rappresentata dalla predisposizione genetica. Infatti, se ci sono membri della famiglia che hanno sofferto di questa patologia, è più probabile che si possa sviluppare anche in altri componenti della famiglia. Un’altra causa può essere legata allo stile di vita, come la sedentarietà o l’obesità. Inoltre, alcune patologie, come le vene varicose, possono predisporre all’insufficienza venosa.
COME DIAGNOSTICARE LA PATOLOGIA?
La diagnosi precoce è importante per prevenire la progressione della malattia e migliorare la qualità della vita del paziente.
Grazie allo sviluppo tecnologico dell’ecocolordoppler dell’ultima generazione, la diagnosi dell’insufficienza venosa è diventata più precisa e sicura. Tuttavia, è fondamentale che l’apparecchio venga gestito correttamente per evitare rischi per la salute del paziente.
Esistono diverse patologie legate all’insufficienza venosa, ognuna classificabile in diversi gradi secondo tabelle altamente specifiche. Tuttavia, la comparsa di vene varicose è un segnale importante della presenza di insufficienza venosa e, se non trattata correttamente, può portare a complicanze più gravi.
Il trattamento dell’insufficienza venosa dipende dal grado di gravità della malattia. Inizialmente, la terapia farmacologica e la terapia elastocompressiva possono dare buoni risultati. Tuttavia, è importante integrare queste terapie con prodotti naturali come la diossina, la centella, gli angosciano siti del mirtillo e il ribes per tonificare e rafforzare le vene.
Gli stili di vita sono un altro aspetto importante nella gestione dell’insufficienza venosa. L’attività fisica e la corretta postura possono migliorare la circolazione del sangue, evitando che si accumuli nelle gambe e causi problemi.
Nei casi più avanzati, la terapia chirurgica può essere necessaria per rimuovere le vene danneggiate e prevenire la progressione della malattia. Negli ultimi anni, i trattamenti chirurgici sono migliorati notevolmente, offrendo ai pazienti risultati sempre più soddisfacenti.
DIAGNOSI INSUFFICIENZA VENOSA: NUOVE TECNICHE DI INTERVENTO
Fino a qualche anno fa, l’intervento chirurgico classico era la procedura più diffusa per risolvere il problema, ma oggi le nuove tecnologie laser, radiofrequenza e iniezioni di scleroterapia sono sempre più utilizzate per trattare l’insufficienza venosa.
L’utilizzo di tecniche come la scleroterapia con sostanza sclerosante e aria miscelati insieme iniettati all’interno delle varici e capillari, crea una chiusura delle pareti dei vasi sanguigni che garantisce la loro chiusura. Il laser a diodi è invece una tecnica che consente di chiudere la safena inserendo un piccolo forellino, evitando determinate complicanze grazie al controllo ecografico intraoperatorio.
Questa tecnica è molto simile alla radiofrequenza, che sfrutta invece l’utilizzo di una fibra che emana calore per chiudere la safena. Entrambe le tecniche vengono eseguite in anestesia locale e possono essere adatte a pazienti con safena di diametro fino a un centimetro e mezzo.
La scelta tra un intervento chirurgico classico e le nuove tecniche dipende dalla diagnostica valutata durante la visita vascolare. Quando la safena è eccessivamente dilatata, si ricorre ancora all’intervento chirurgico classico.
In Sicilia, dove è presente un’azienda ospedaliera di rilievo nazionale e ad alta specializzazione come l’ospedale Garibaldi di Catania, le tecniche di intervento sono state ampiamente sviluppate e codificate. Grazie alla disposizione tecnologica di cui dispone, l’azienda è in grado di garantire al paziente la risoluzione di diverse problematiche, non solo per la chirurgia vascolare ma per tutte le specializzazioni mediche.
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