Roma, 6 Febbraio 2020
“La visita all’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà mi ha fatto conoscere un vero punto di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, un centro nazionale che impegna tutte le sue forze nella mediazione transculturale in campo sanitario. Il Ministero della Salute è orgoglioso di questo Istituto, impegnato a fronteggiare le sfide sanitarie delle popolazioni più vulnerabili attraverso un approccio transculturale, olistico e incentrato alla cura della persona. Mi congratulo con tutti coloro che lavorano in questa struttura, che perseguono l’obiettivo di sviluppare sistemi innovativi per contrastare le disuguaglianze nell’ambito della salute in Italia, rendere più agevole l’accesso al Servizio Sanitario Nazionale per i gruppi sociali più svantaggiati e assicurare un alto livello di qualità delle prestazioni fornite”.
Lo afferma, in una nota, la Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che questa mattina ha visitato l’Istituto Nazionale Salute, Migrazioni e Povertà a Roma.
“Un obiettivo – aggiunge la Sottosegretaria – che viene perseguito quotidianamente attraverso l’assistenza socio-sanitaria rivolta ai più deboli, alle donne vittime di violenza, a minori stranieri non accompagnati e alle persone che vivono in condizioni di fragilità socio-economica, temi da sempre cari all’Istituto”.
“Anche a nome del Ministro Speranza – prosegue – voglio davvero ringraziare tutti coloro che ogni giorno lavorano per migliorare la vita dei più deboli e quanti mi hanno accompagnata: dal Direttore Generale Concetta Mirisola, al Direttore Sanitario Gianfranco Costanzo e al Direttore Amministrativo Daniele Baldi, con i quali ho potuto constatare di persona le attività socio-sanitarie svolte quotidianamente. Il mio ringraziamento va anche al personale multidisciplinare dell’INMP – medici, psicologi, mediatori transculturali, assistenti sociali, antropologi – e al Dott. Andrea Cavani, direttore del laboratorio di ricerca dell’Istituto”.
La visita si è poi spostata presso il Teatro Anatomico dove la Sottosegretaria ha conosciuto i principali ambiti di intervento dell’INMP, dall’assistenza sanitaria e sociosanitaria alle attività dell’Osservatorio Epidemiologico Nazionale per l’Equità nella Salute (OENES).
Il Direttore Sanitario ha presentato i principali dati legati alle attività del Poliambulatorio.
Dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2019 il Poliambulatorio INMP ha erogato 504.862 prestazioni a un totale di 121.664 persone. La domanda di assistenza è cresciuta nel corso degli anni, passando dai 19.463 accessi del 2008 ai 48.534 accessi del 2019. Si è registrato un progressivo aumento dei pazienti italiani, passati da soli 500 del 2008 a 7.364 al 31 dicembre 2019. L’incremento di italiani può essere, almeno in parte, imputabile all’effetto della crisi economica che si è dispiegata proprio a partire dal 2008. Le classi di età più rappresentate tra i pazienti al momento del primo accesso ai servizi sono state, tra gli stranieri, quella da 18 a 34 anni (47,1%) e quella da 35 a 54 anni (32,8%), mentre tra gli italiani, quella superiore ai 65 anni (32,9%) e quella dai 35 ai 54 anni (27,9%). In merito al genere, 64.186 (52,8% del totale) sono uomini e 57.478 (47,2%) donne; in particolare, tra gli italiani la maggioranza dei pazienti sono donne (52,6%), mentre tra gli stranieri prevalgono gli uomini (55,7%).
Per quanto concerne le disuguaglianze di salute in Italia, il Dott. Alessio Petrelli, responsabile della UOS di epidemiologia, si è soffermato in particolare sui risultati scientifici pubblicati dall’OENES, in collaborazione con ISTAT e i maggiori esperti su questo tema, sull’Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello di istruzione.
Tra i principali dati presentati, il fatto che in Italia le persone meno istruite di sesso maschile rispetto alle più istruite mostrano in tutte le regioni una speranza di vita inferiore, fino a un gap di tre anni (tra le donne un anno e mezzo), e che tale differenza si somma allo svantaggio delle regioni del Mezzogiorno, dove i residenti perdono un ulteriore anno di speranza di vita, indipendentemente dal livello di istruzione.
“L’Atlante – sottolinea Zampa – rappresenta, per i decisori politici e i programmatori, uno strumento essenziale per il confronto della mortalità nei diversi territori del Paese, in grado di orientare le politiche sulla base di evidenze scientifiche solide”.
“Mi impegno – conclude – ad organizzare presto un ulteriore incontro con la direzione strategica dell’INMP al fine di trattare in maniera più approfondita alcune tematiche rientranti tra le mie deleghe come, ad esempio, le problematiche di accesso ai servizi sanitari dei minori stranieri”.
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