Cosa si intende per infertilità? Quanto e perché l’infertilità di coppia è così diffusa? Quando è consigliabile per una coppia rivolgersi ad un medico esperto? Che differenza c’è tra le tecniche di primo e secondo livello?
Ne parliamo con Maria Rita Rampini, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale della PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) del Sant’ Anna di Roma. Responsabile del Servizio di Oncofertilità del Sant’Anna di Roma. Incarico di insegnamento presso il Master di Embriologia Umana Applicata presso il Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre.
TECNICHE DI PROCREAZIONE
La difficoltà ad avere una gravidanza è sempre una sorpresa per le coppie. La riproduzione sembra infatti la cosa più “scontata” e naturale che esista. Attualmente però circa una coppia su 5 non riesce ad avere bambini. Le tecniche di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) permettono con sempre maggiore successo di realizzare questo desiderio.
Dal 1978, con la nascita di Louise Brown, prima bambina da FIVET e grazie all’introduzione dell’ICSI (iniezione intra-citoplasmatica di spermatozoo), si calcola che più di 5 milioni di bambini sono nati da tecniche di PMA.
È quindi fondamentale, quando si incontrano difficoltà a concepire, rivolgersi a medici esperti. I successi ottenuti riguardano il lavoro che viene svolto grazie alla collaborazione di andrologi, biologi e ginecologi esperti.
SOSTEGNO PSICOLOGICO PER LE COPPIE
Non di minore importanza ha inoltre un sostegno psicologico alle coppie che affrontano il percorso di terapia dell’infertilità. In aggiunta al lavoro d’equipe i progressi a livello diagnostico e tecnologico ottenuti in questi quarant’anni hanno aumentato la percentuale di successi nell’intera procedura di PMA. È ormai diffusa la consapevolezza sulle difficoltà psicologiche che accompagnano la condizione di infertilità, difficoltà che coinvolgono sia l’individuo che la coppia, dando luogo a frustrazioni, stress, senso di inadeguatezza e perdita.
Disturbi emozionali cronici e problemi psicosociali possono svolgere un ruolo fondamentale nel determinare l’infertilità e investono l’esperienza complessiva dell’infertilità stessa e della sua terapia, associata a lunghe indagini diagnostiche e all’intensività dei trattamenti.
Questi fattori possono provocare un forte disagio psicosociale e sessuale, contribuendo in alcuni casi al peggioramento della condizione di infertilità.
L’ipotesi che stress emozionali possano influenzare l’ovulazione e la spermatogenesi è supportata da diverse osservazioni nell’ambito della medicina psicosomatica. Lo “stress”, ad esempio, può avere un ruolo soppressivo sulle funzioni gonadiche.
Anche le disfunzioni psicosessuali, come l’impotenza e il vaginismo, giocano un ruolo non trascurabile nell’impossibilità di avere figli.
In sostanza la componente psico-emozionale può incidere sulla fertilità con diversi meccanismi, attraverso il sistema neurovegetativo e neuroendocrino, provocando disfunzioni acute e croniche.
[…] la definisce l’infertilità come l’assenza di concepimento dopo un anno, due di regolari rapporti sessuali, non protetti, […]