Home » Il ruolo delle gliflozine nel diabete e scompenso cardiaco

Si sono dimostrate efficaci per diminuire gli eventi e la mortalità cardiovascolare nel paziente diabetico. Parliamo delle glifozine, una nuova classe di molecole in grado di ridurre i livelli plasmatici di glucosio. Ne parliamo con Edoardo Gronda, cardiologo IRCCS Ca’ Granda Maggiore Policlinico di Milano e Gabriella Gruden, docente di Medicina Interna dell’Università di Torino.


COSA SONO LE GLIFLOZINE CONTRO IL DIABETE? 

Gliflozine e diabete. Le gliflozine sono una nuova classe di farmaci per il trattamento del diabete. Questi farmaci agiscono con un meccanismo un po’ diverso rispetto ai farmaci tradizionali. Agiscono inibendo il cotrasportatore 2 sodio/glucosio, “SGLT-2” e sono quindi anche chiamati inibitori di SGLT-2.

L’efficacia dipende dall’escrezione renale e impediscono al glucosio di entrare nella circolazione sanguigna promuovendo la glucosuria. Il meccanismo d’azione è indipendente dall’insulina.

I farmaci sono usati da tanti anni per trattare il diabete di tipo 2, migliorando la produzione di insulina da parte del pancreas oppure la sensibilità dei tessuti periferici all’azione dell’insulina. Agiscono con un meccanismo alternativo, come abbiamo detto, agiscono sul rene aumentando le eliminazioni del glucosio con le urine.

CHE EFFETTO HANNO LE GLIFLOZINE SULL’ORGANISMO CONTRO IL DIABETE?

Si tratta di un meccanismo abbastanza banale per cercare di ridurre i livelli di glicemia, semplicemente, aumentiamo l’eliminazione di glucosio con le urine e dato che il glucosio è anche una fonte di calorie abbiamo anche un effetto benefico sul peso corporeo.

Un altro effetto indiretto è che questa eliminazione con le urine è accoppiata con un’eliminazione di molecole di sodio, questo porta ad una riduzione della pressione arteriosa e ancora una volta del peso corporeo.

Effetti aggiuntivi assolutamente desiderabili nel paziente affetto da diabete di tipo 2 che come sappiamo spesse volte è anche in sovrappeso. Negli anni, sono stati condotti tutta una serie di studi finalizzati a chiarire se questi farmaci avessero effetti benefici o negativi sulle complicanze a lungo termine del diabete.

Le complicanze renali, cardiovascolari hanno un impatto maggiore sulla qualità della vita del paziente e fronteggiarle è fondamentale.

LE GLIFLOZINE HANNO DEGLI EFFETTI ANCHE SULLA PREVENZIONE DELLO SCOMPENSO CARDIACO, QUALI?

Lo scompenso cardiaco è stato ignorato per lungo tempo, dalla ricerca chimica e cardiologica. La capacità delle gliflozine di eliminare sodio insieme allo zucchero in realtà genera un riassetto dell’equilibrio metabolico e neuro ormonale che nell’insufficienza cardiaca è fondamentale, lo è nel soggetto diabetico e lo è nel soggetto non diabetico.

Ciò ha permesso di estendere l’impiego di questi farmaci ai diabetici. Il rene è un organo che non solo è deputato all’equilibrio neuro ormonale ma è un organo metabolico che produce zucchero, lo consuma e lo recupera mantenendolo in equilibrio con la concentrazione del sale.

Questi sono tutti aspetti determinanti per l’evoluzione dell’insufficienza cardiaca. I dati prodotti dagli studi confermano il maggiore beneficio che questi farmaci generano nel ridurre lo scompenso e gli altri eventi cardiovascolari, compresa la mortalità cardiovascolare.

QUALI SONO GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE DELLE GLIFLOZINE?

Il paziente diabetico spesse volte va incontro a delle complicanze, sia di tipo renale, sia di tipo cardiovascolare.

La nostra priorità deve essere quella di identificare i soggetti a rischio, in una fase molto precoce, in modo tale da poter evitare le manifestazioni cliniche e questo vale sia sul versante cardiovascolare sia sul versante renale.

La scoperta degli effetti benefici di questa classe di farmaci è stata, come già detto, casuale, nel senso che tutti i farmaci per il diabete vengono testati dal punto di vista cardiovascolare proprio per verificare che rispetto quelli già disponibili non ci siano effetti che espongano il paziente ad un maggior rischio cardiovascolare.

È stato dimostrato che i soggetti ad alto rischio cardiovascolare, soggetti che magari avevano già avuto un ictus, un infarto oppure avevano un profilo di rischio cardiovascolare elevato hanno ridotto il rischio di morte per causa cardiovascolare.

CHE EFFETTI HANNO QUESTI FARMACI SUI RENI?

In una fase molto iniziale, inoltre, il soggetto diabetico non si rende conto di avere dei problemi renali. Vi possono essere delle piccole quantità di proteine nelle urine ma noi questo lo rileviamo, solamente, facendo degli esami, il paziente non ha sintomi e non è consapevole di questo.

Questa categoria di farmaci è molto efficace perché rallenta, in modo importante, la perdita di funzionalità dei reni. Ha una funzione di filtro sul rene e quindi sposta il periodo di tempo in cui il paziente comincia ad avere dei disturbi o necessita di dialisi e trapianto, per molti pazienti magari non sarà neanche necessario ricorrere a questi presidi terapeutici.

Si tratta di una grossa arma terapeutica per chi soffre di diabete mellito di tipo 2. E per i colleghi che si occupano di diabete, nefrologia e cardiologia consente di trattare i pazienti in una fase molto precoce della malattia.

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pubblicità

Canali 15 e 81 del DGTV in Sicilia

Pubblicità