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HIV, con le nuove terapie gravidanza sicura. Dibattito su allattamento e terapia al neonato

Lucia Taramasso
L’analisi sulle novità in tema di gravidanza e allattamento della donna con HIV tra i temi della 16° edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, a Roma fino al 21 giugno. Fondamentale la formazione dei giovani infettivologi

Con i nuovi trattamenti antiretrovirali la donna con HIV può portare a termine una gravidanza senza timore di trasmettere il virus al bambino: la trasmissione del virus dalla madre al feto, se la terapia è assunta correttamente, risulta drasticamente abbattuta. Resta aperto il dibattito sull’allattamento, che può essere considerato in caso di richiesta da parte della donna, o, come succede in alcuni paesi a risorse limitate, per esigenze di sanità e culturali. Altro argomento di attivo dibattito resta la somministrazione di una profilassi antivirale al bambino nato a termine da madre con controllo virologico ottimale, già eliminata in Svizzera e oggetto di analisi in Europa. Questi temi, con l’obiettivo di favorire un’interpretazione aggiornata delle Linee Guida internazionali, sono al centro della 16° edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si tiene dal 19 al 21 giugno a Roma presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Centro Congressi Europa, Largo Francesco Vito, 1.

 

HIV E GRAVIDANZA, BINOMIO POSSIBILE IN SICUREZZA

Le conquiste scientifiche degli ultimi anni hanno reso l’HIV un’infezione cronica. La corretta assunzione della terapia antiretrovirale, infatti, è in grado di azzerare la viremia fino a rendere il virus non trasmissibile nel rapporto sessuale: ciò permette dunque di azzerare il rischio di trasmissione del virus nella coppia sierodiscordante. Questo progresso ha i suoi effetti anche sulla trasmissione materno-fetale: la gravidanza di una donna con HIV è un percorso possibile e sicuro, con un rischio di trasmissione del virus ormai prossimo allo zero, in caso di corretta gestione della terapia e di applicazione di tutte le indicazioni per le donne in gravidanza.

Cristina Mussini

Prima della terapia antiretrovirale il rischio di trasmissione dell’HIV dalla madre al feto era del 25%, mentre ad oggi, in chi assume regolarmente la terapia e ha la carica virale soppressa, siamo quasi allo zero – sottolinea la Prof.ssa Cristina Mussini, Vicepresidente SIMIT –. La terapia è efficace, ben tollerata dalla donna, non dannosa per il feto e può accompagnare la paziente in tutti i cambiamenti fisiologici che avvengono durante la gravidanza. Non è più necessario che una donna con HIV ricorra necessariamente all’inseminazione artificiale; diventa possibile anche un parto per via naturale. Resta ancora aperto il dibattito attorno all’ allattamento al seno, anche perché mancano dati certi. In ogni caso, il risultato raggiunto rappresenta un cambiamento epocale e un’ulteriore normalizzazione dell’infezione da HIV”.

La terapia antiretrovirale abbatte il rischio che la donna in gravidanza trasmetta HIV al bambino – spiega Lucia Taramasso, infettivologa presso IRCCS Policlinico San Martino, Genova –Il rischio di trasmissione nella coppia madre-bambino è prossimo allo zero: la gravidanza di una donna con HIV si può definire sicura. Condizione imprescindibile è naturalmente che la madre segua con regolarità la terapia. Il continuo aggiornamento dei registri osservazionali ed i dati derivati dai trials clinici ci hanno permesso un ulteriore passo avanti, consentendo di dimostrare che la maggior parte dei moderni farmaci antiretrovirali oggi disponibili, caratterizzati da alta efficacia e tollerabilità, sono sicuri anche in gravidanza. La donna con HIV non deve avere timore di intraprendere una gravidanza, che può invece vivere serenamente e con entusiasmo, come tutte le donne”.

 

IL DIBATTITO SULL’ALLATTAMENTO E SULLA TERAPIA AL NEONATO

I punti su cui il dibattito resta aperto sono l’allattamento al seno e la somministrazione della profilassi antiretrovirale al bambino.

Le attuali linee guida internazionali ci dicono che l’utilizzo del latte artificiale elimina il rischio di trasmissione postnatale dell’HIV al neonato. In caso di allattamento al seno, il raggiungimento ed il mantenimento della soppressione virologica durante la gravidanza e il post-partum riducono il rischio di trasmissione a meno dell’1%, ma non a zero.– evidenzia Lucia Taramasso – La difficoltà nella gestione dell’allattamento materno dipende dalla mancanza di dati sicuri in una fase di vita così delicata. I dati disponibili ad oggi riportano sporadici casi di trasmissione del virus dalla madre al bambino anche in caso di carica virale soppressa ed adeguatamente controllata dalla terapia, il rischio è tuttavia stimato al di sotto dell’1% in queste situazioni”.

L’altro tema analizzato a ICAR 2024 è la somministrazione di una profilassi antivirale al neonato – aggiunge Taramasso – Le Linee Guida europee e americane consigliano di somministrare un farmaco antiretrovirale al neonato per aumentare la protezione nei confronti dell’acquisizione dell’HIV, anche nel bambino nato a termine da madre con viremia stabilmente undetectable e che non riceve l’allattamento materno. Tuttavia, non mancano modelli, come quello svizzero, che hanno eliminato questa raccomandazione nei casi in cui il rischio di trasmissione sia considerato basso e la madre sia stata aderente alla terapia per tutta la gravidanza”.

 

ICAR TORNA A ROMA DOPO 6 ANNI

La 16° edizione di ICAR torna a Roma, con la partecipazione di oltre mille tra specialisti e clinici, giovani ricercatori, infermieri, operatori nel sociale, volontari delle associazioni pazienti, per un’iniziativa che si conferma punto di riferimento per la comunità scientifica in tema di HIV-AIDS, Epatiti, Infezioni Sessualmente Trasmissibili e virali. I presidenti di questa edizione di ICAR sono la Prof.ssa Antonella Cingolani, Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Roma; Prof. Antonio Di Biagio, Professore Associato Malattie Infettive, Università di Genova; Massimo Farinella, Responsabile Salute Circolo Mario Mieli; Prof.ssa Giulia Carla Marchetti, Professore Ordinario di Malattie Infettive Università degli Studi di Milano.

 

FORMAZIONE E INFORMAZIONE: L’IMPEGNO DI SIMIT CONTRO L’HIV

ICAR è organizzato sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, di tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica e del mondo della Community. Sul tema dell’HIV, SIMIT recentemente ha realizzato diverse iniziative, come il progetto di formazione “SIMIT Next Generation Masterclass in HIV”, di cui è partita proprio a giugno la seconda edizione, con trenta specializzandi provenienti da tutta Italia impegnati in un percorso che li porterà ad acquisire maggiore consapevolezza sulle nuove sfide poste da questo virus. “Tra le mission della nostra società scientifica c’è l’obiettivo di mantenere alto il livello di formazione e abbiamo ritenuto necessario riportare alta l’attenzione sull’HIV – sottolinea la Prof.ssa Cristina Mussini –. È fondamentale approfondire questo tema, visto che oggi in Italia vivono circa 134mila persone con HIV, una patologia ormai cronica che bisogna imparare a trattare insieme alle comorbosità e alle complicanze che si possono verificare”.

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