Attenzione ai sintomi di esordio della malattia e, in caso di sospetto, chiamare tempestivamente i mezzi di soccorso attraverso i numeri 112 o 118 per il trasporto in un Centro specializzato per la cura dell’ictus (Stroke Unit).
Roma, 28 Ottobre 2020
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus Cerebrale che si celebra giovedì 29 ottobre, la Società Italiana di Neurologia diffonde alcune importanti raccomandazioni: in questo periodo di pandemia è bene non abbassare la guardia sull’ictus, ma fare attenzione ai sintomi di esordio della malattia e, in caso di sospetto, chiamare tempestivamente i mezzi di soccorso attraverso i numeri 112 o 118 per il trasporto in un Centro specializzato per la cura dell’ictus (Stroke Unit).
“Purtroppo – ha affermato il Prof. Massimo Del Sette, Vicepresidente Società Italiana di Neurologia – la recente esperienza legata alla epidemia da COVID-19 ci ha dimostrato che vi è stata una riduzione degli accessi per ictus in tutta Italia durante il periodo di lockdown, probabilmente dovuta al timore di contagio intra-ospedaliero. Proprio in questo momento è invece importante sottolineare quanto il tempo di intervento sia cruciale per garantire l’efficacia delle terapie e che i vantaggi di un intervento urgente superano di gran lunga i potenziali rischi di una ospedalizzazione”.
Basta uno tra i seguenti sintomi a far scattare l’allarme ictus: avere improvvisamente la bocca storta, non articolare bene le parole o non comprendere più il linguaggio, non poter più muovere un braccio e/o una gamba dello stesso lato del corpo, non riuscire più a coordinare i movimenti o a rimanere in equilibrio, non vedere chiaramente metà o una parte di un oggetto, presentare acutamente un mal di testa molto forte e localizzato che sia diverso dalla solita cefalea.
“Recentemente – ha commentato il Prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente Società Italiana di Neurologia – sono state pubblicate le nuove linee guida ISO-SPREAD con importanti novità circa la diagnosi e il trattamento dell’ictus ischemico che riguardano l’ampliamento della finestra temporale per le cure sia attraverso farmaci trombolitici, sia attraverso la trombectomia. Risultano ampliati anche i criteri di selezione dei pazienti candidati a queste terapie, con un conseguente aumento del numero delle persone che possono beneficiare delle cure”.
L’ictus cerebrale consiste nella occlusione (ictus ischemico) o rottura (ictus emorragico) di un’arteria cerebrale e fa registrare, solo in Italia, tra i 120.000 e 150.000 nuovi casi l’anno.
In particolare, l’ictus ischemico rappresenta la prima causa di disabilità, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nel mondo industrializzato.
Oggi i principali strumenti terapeutici a disposizione per l’ictus ischemico sono costituiti dalla trombolisi e dalla trombectomia. La trombolisi sistemica consiste nella somministrazione di un farmaco in grado di disostruire l’arteria cerebrale occlusa, mentre la trombectomia consiste nella rimozione meccanica del trombo grazie a sistemi di aspirazione e alla introduzione di uno stent di nuova generazione introdotto attraverso un’arteria, che si apre una volta raggiunta l’arteria occlusa.
Spesso le due terapie vengono associate, poiché si è visto che il binomio terapeutico di trombolisi farmacologica sistemica e trattamento endovascolare mediante trombectomia meccanica consente di ridurre in modo significativo la mortalità e la disabilità causate dall’ictus ischemico.
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