L’emergenza sanitaria ha dato un forte impulso all’attività di telemedicina, già in elaborazione da tempo alla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Da marzo a settembre 2020 sono state eseguite oltre 3mila prestazioni, che nel 2021 hanno quasi raggiunto quota 6mila.
I numeri del 2020 sono riportati in una pubblicazione sulla rivista “Neurological Sciences” che illustra non solo il consistente numero di servizi effettuati in telemedicina, ma anche un alto livello di gradimento da parte dei pazienti. Presto sarà attiva anche una App per la fruizione dei servizi di telemedicina in mobilità.
Milano, 8 giugno 2021
La pandemia da Covid-19 ha velocizzato, con ottimi risultati, un processo da tempo in fase di studio ed elaborazione alla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. È infatti partito nel periodo di emergenza e ha preso piede in poche settimane il servizio di neuro-telemedicina, che ha raggiunto consistenti numeriche in termini di prestazioni erogate e un ottimo livello di gradimento da parte dei pazienti. I dati sono stati raccolti in uno studio pubblicato sulla rivista della Società Italiana di Neurologia (SIN) “Neurological Sciences”¹: realizzato sotto la guida del dottor Davide Pareyson, direttore del Dipartimento Tecnico-Scientifico di Malattie Neurodegenerative e Neurologiche Rare e dell’ UnitàOperativa Complessa Malattie Neurodegenerative e Neurometaboliche Rare, Dipartimento di Neuroscienze Cliniche, e l’Ingegner Francesca De Giorgi, direttore dell’UOC Servizio Informatico, ha coinvolto diverse strutture dell’Istituto.
“La telemedicina in Italia ha avuto un’applicazione limitata in ambito neurologico, e non solo, fino allo scoppio della pandemia Covid-19, principalmente a causa della mancanza di regolamenti formali e di un riconoscimento di rimborsabilità da parte del Sistema Sanitario Nazionale – spiega il dottor Pareyson -. A marzo dello scorso anno, durante le prime settimane di emergenza, siamo stati sommersi da e-mail, telefonate, WhatsApp e richieste di messaggi di consultazioni, opinioni, sostegno da parte di pazienti e famiglie, ma nessuno di questi mezzi poteva essere considerato un modo sicuro di fornire assistenza. Avevamo bisogno di una soluzione rapida per garantire l’assistenza ai pazienti e definire un percorso assistenziale standardizzato”.
“Siamo partiti con un progetto pilota su quattro aree (malattie neurologiche rare, malattia di Parkinson, Sclerosi Multipla e Neurologia infantile) da subito, per una fase pilota di due settimane, – aggiunge l’Ingegner De Giorgi –. In poco tempo, quindici giorni, in piena pandemia, abbiamo esteso il servizio a tutto l’istituto utilizzando strumenti esistenti, integrati e strutturati in un flusso di lavoro, per poi passare a una piattaforma dedicata. Abbiamo sviluppato una procedura che contemplasse in maniera organica tutti gli aspetti relativi a privacy, protezione dei dati, integrazione con il patrimonio informativo aziendale e rendicontazione delle prestazioni. Una vera e propria trasformazione digitale del processo clinico in grado di garantire la necessaria continuità di cura”.
Complessivamente, dall’inizio della pandemia fino al 30 settembre 2020, sono stati eseguiti 3.167 servizi medici tramite Neurotelehealth per quasi 1700 pazienti, tra adulti e bambini, da parte di 88 professionisti sanitari (52 Neurologi per adulti, 20 Neurologi infantili, 2 Neurochirurghi, 6 Psicologi infantili, 3 Terapisti del linguaggio e 5 Neuropsicomotricisti). La Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta ha fornito 1.618 Televisite (visite neurologiche di follow-up per adulti e bambini, visite neurochirurgiche, servizi di consulenza genetica), 55 test neuropsicologici per adulti e 1494 altri servizi sanitari per bambini, quali valutazione clinica multidisciplinare e multidimensionale, consulenza o supporto psicologico, apprendimento, lingua e riabilitazione del linguaggio, telemonitoraggio neurofunzionale e coaching dei genitori. Il servizio di teleneuroriabilitazione è stato attivato per 53 bambini (27 pazienti con disturbi del linguaggio e/o dell’apprendimento e 26 pazienti con disturbi motori dello sviluppo). La maggior parte dei servizi di telemedicina si è svolta nel periodo pandemico, ma ormai è un servizio a tutti gli effetti consolidato e utilizzato come modalità ordinaria di gestione del processo di cura.
“In parallelo abbiamo preparato due questionari online (uno per adulti e uno per i bambini) da completare al termine delle televisite con l’obiettivo di valutare il livello di soddisfazione e poter recepire con attenzione anche i ritorni da parte del paziente per migliorare il servizio offerto. Siamo riusciti a raggiungere un alto grado di soddisfazione, quasi 9 su una scala da 1 a 10, e soprattutto una assoluta valorizzazione della efficacia del contatto fra medico e paziente – aggiunge De Giorgi -. La consapevolezza della congruità dello strumento e il livello di adesione così elevato hanno agito da leva per ampliare sempre di più i servizi che vedono in misura crescente coinvolto e protagonista il paziente. Ora siamo pronti a lanciare una APP istituzionale per la fruizione dei servizi di telemedicina in mobilità”.
“Il servizio è tuttora attivo con grande soddisfazione – conclude il dottor Pareyson -. Da settembre ci siamo dotati di una piattaforma certificata come strumento medicale per la telemedicina, nel rispetto di tutti i parametri richiesti dalle normative attuali. C’è anche una tariffazione regionale. Sicuramente ci sono prospettive di crescita: l’uso nei trial clinici per valutare l’adesione alla terapia sperimentale, lo sviluppo di scale cliniche dedicate per la valutazione a distanza, progetti di tele-cooperazione tra lo specialista e il Medico di Medicina Generale solo per fare degli esempi. Siamo all’inizio di una vera e propria rivoluzione dei percorsi assistenziali in cui il bilanciamento fra conoscenza clinica e potenzialità offerte dal digitale sarà la vera sfida. Li stiamo sviluppando”.
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