Secondo il più recente Rapporto Eurispes 2020, si è passati “da un 7,3% di popolazione che ha dichiarato di utilizzare la dieta vegetariana o vegana, a un 8,9%. C’è quindi un aumento tendenziale consistente di circa il 20%”. La raccomandazione più importante, dunque, è quella di “monitorare i bambini a dieta vegetariana, e controllare gli esami del sangue che possono rilevare delle carenze”. Queste le riflessioni di Marcello Bergamini, pediatra della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), nel presentare l’aggiornamento delle raccomandazioni riguardanti le diete vegetariane e vegane. L’intero studio scientifico, di prossima pubblicazione, è stato discusso durante la seconda giornata dell’evento ‘Napule è…pediatria preventiva e sociale’, in live streaming sulla piattaforma digitale – Health Polis, e in corso fino a domani 20 settembre.
“Con la nostra position paper – ha continuato Bergamini – abbiamo verificato che non ci sono evidenze sufficienti per poter confrontare, in maniera corretta, la dieta vegetariana con le altre diete. In questi tre anni, infatti, non sono comparsi in letteratura lavori sufficientemente validi per poter modificare le raccomandazioni che in sostanza sono tutte uniformi e rimangono invariate. Non ce ne sono né di positive né di negative per le diete vegetariane, mentre ce n’è una per le diete vegane”.
Con lo studio della “tendenza” delle diete vegetariane e vegane ci sono diversi nodi da sciogliere. Anzitutto, Bergamini ricorda come “non ci siano dimostrazioni che ci diano il ‘via libera’ nell’utilizzo” delle diete veg “da parte di tutta la popolazione generale. E al momento – continua – ci sono circa il 9% delle famiglie che le utilizzano, di cui un quarto sono vegane e in tendenziale aumento. Bisogna cercare di chiarire quali sono le evidenze che giustificano l’utilizzo eventuale di queste diete per i bambini”.
A ciò si aggiunge, poi, che “non si può essere certi di quello che le famiglie faranno, se si occuperanno delle supplementazioni in modo corretto. Non sappiamo neanche – avverte – se porteranno con continuità i propri bambini dai pediatri per controllare il corretto sviluppo psicomotorio e fisico”.
La realtà, a detta del pediatra, è che se si “volessero confrontare le diete vegetariane con altri tipi di diete, dovrebbero confrontarsi con il Gold standard di oggi. Non solo secondo il Ministero della Salute e le società scientifiche ma anche per l’OMS”. Bergamini si riferisce “alla dieta mediterranea, che – puntualizza – è considerata la dieta sana perché include invece di escludere, è onnicomprensiva di tutti i cibi ed è una dieta che può consentire, senza necessità di supplementazioni, uno sviluppo psicomotorio e fisico dei più piccoli”.
Le raccomandazioni, ricorda infine lo specialista, sono frutto di una collaborazione nutrita che ha dato vita al di un position paper: ‘Diete vegetariane in gravidanza e in età evolutiva’. A partecipare: SIPPS, Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA), Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP) e Federazione Italiana dei Medici Pediatri (FIMP). Le società “si sono unite – conclude Bergamini – perché intendono affrontare il tema e la problematicità delle diete vegetariane in modo scientifico”.
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