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Diabete, nuovi anti-iperglicemici sempre più sicuri ed efficaci. I diabetologi americani ne sostengono la prescrivibilità da parte dei medici

Pubblicati i nuovi Standard di cura 2020 dell’American Diabetes Association: ecco i rilievi dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD)

Roma, 5 Febbraio 2020

Evidenze così solide, sull’efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci anti-iperglicemici, che la loro prescrizione da parte dei medici di medicina generale è caldeggiata anche dalla società scientifica dei diabetologi statunitensi. L’American Diabetes Association (ADA) ha infatti pubblicato i nuovi Standard di cura per il 2020 (1), insieme al Consensus Report redatto con EASD (European Association for the Study of Diabetes) sul trattamento dell’iperglicemia nei pazienti con diabete di tipo 2 (2). “Uno degli aggiornamenti più importanti della nuova edizione degli Standard americani si basa sui risultati di recentissimi studi clinici condotti sui nuovi farmaci anti-iperglicemici”, evidenzia Paolo Di Bartolo, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD). “Questi farmaci, nel corso dell’ultimo anno, hanno fornito evidenze così solide in merito alla loro efficacia nel migliorare gli esiti cardiovascolari e renali del diabete, da richiamare nuovamente l’attenzione sulla necessità che anche i medici di famiglia li possano prescrivere”.

Uno dei messaggi chiave che ricorre più di frequente nei nuovi Standard di cura americani è la raccomandazione a personalizzare l’approccio terapeutico”, spiega Salvatore De Cosmo di AMD. “Anche sul fronte delle complicanze cardiovascolari, che sono la principale causa di mortalità nei pazienti con diabete, le indicazioni sono state dettagliate sulla base del profilo di rischio del singolo paziente. Il suggerimento che emerge con forza è quello di non mirare al solo target glicemico ma di individuare i pazienti a elevato rischio cardiovascolare o renale e di trattarli con i nuovi farmaci anti-iperglicemici, gli agonisti del recettore del GLP-1 (GLP-1 AR) o gli inibitori del co-trasportatore di sodio glucosio 2 (SGLT2). Questo al fine di ridurre gli eventi e la morte cardiovascolare, l’infarto e l’ictus non fatali, lo scompenso cardiaco o la progressione della malattia renale cronica”.

In particolare – prosegue De Cosmo – nei pazienti con DMT2 e malattia aterosclerotica accertata (pregresso infarto del miocardio, ictus ischemico, angina instabile, ischemia miocardica evidenziata da test da stress, o rivascolarizzazione coronarica, carotidea o dei vasi periferica) è raccomandato l’utilizzo dei GLP-1 AR. Questa classe di farmaci può essere considerata anche nei pazienti che, pur non avendo una malattia aterosclerotica evidente, presentano alcuni fattori di rischio: età di 55 anni o oltre, stenosi di arterie coronariche, carotidea o vasi periferici >50%, ipertrofia ventricolare sinistra, ridotto filtrato glomerulare o albuminuria. Quest’ultima è una importante novità. Gli SGLT2 inibitori, invece, sono raccomandati nei pazienti con e senza malattia aterosclerotica coronarica, ma con scompenso cardiaco, particolarmente in quelli con ridotta frazione d’eiezione cardiaca, al fine di ridurre il rischio di ospedalizzazione per eventi cardiovascolari maggiori o morte, e per prevenire la progressione della malattia renale cronica”.


(1) American Diabetes Association. Standards of Medical Care in Diabetes—2020. Diabetes Care. 2020;43(suppl 1):S1-S212
(2)  Buse JB, Wexler DJ, Tsapas A, et al. 2019 update to: management of hyperglycemia in type 2 diabetes, 2018. A consensus report by the American Diabetes Association (ADA) and the European Association for the Study of Diabetes (EASD). Diabetes Care. 2020;43:1-7.

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