La variante Omicron appare più contagiosa della Delta ma sembra provocare sintomi meno gravi. Secondo una notizia dell’agenzia di stampa AdnKronos, uno studio danese, partito dall’osservazione di circa 12mila nuclei familiari, rileva che il diffondersi di questa variante potrebbe portarci fuori dalla pandemia e fare in modo che questa sia l’ultima ondata Covid. Ne parliamo con l’infettivologo Gaetano Scifo.
QUANTE VARIANTI DEL COVID-19 SONO STATE DESCRITTE FINORA?
La variante Omicron non fa parte delle varianti sotto investigazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Tuttavia, come tutti i virus a RNA, il SARS-CoV-2 presenta frequenti mutazioni. Fino a questo momento, sono state descritte circa 24.000 varianti e mutazioni del virus, ma poche di queste diventano varianti di preoccupazione.
Le varianti di preoccupazione, come la variante Omicron, hanno caratteristiche particolari, come una maggiore affinità per i recettori delle cellule umane e quindi una maggiore diffusibilità rispetto ad altre varianti.
COS’È LA VARIANTE OMICRON?
La diffusione della variante Omicron è stata molto rapida rispetto alla variante Delta. La prima segnalazione è avvenuta l’11 novembre 2021 in Botswana, e tre giorni dopo è stata segnalata in Sudafrica. In poco tempo, la variante si è diffusa in oltre 110 pazienti in tutto il mondo. In Belgio, ad esempio, si è diffusa tra i ricercatori scientifici, proprio a causa della sua grande capacità di propagazione.
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLA VARIANTE OMICRON?
Le caratteristiche della variante Omicron sono state oggetto di studio fin dal suo primo rilevamento. Il virus ha subito circa 45 mutazioni, di cui 15 sono state rilevate nella receptor binding domain, è la parte necessaria della proteina spike di SARS-CoV-2 affinché avvenga il primo legame al recettore cellulare ACE2 umano.
Questo significa che il virus è diventato più efficace nell’attaccare le cellule del tratto delle vie respiratorie alte. Tuttavia, la variante Omicron ha perso la capacità di legarsi bene agli alveoli polmonari, il che significa che ha perso la capacità di causare la polmonite. Inoltre, ha evaso la risposta degli anticorpi neutralizzanti, il che rende meno efficaci i vaccini anti-Covid nel prevenire l’infezione e le forme più gravi della malattia.
LA DOSE BOOSTER DEL VACCINO ANTI COVID-19 È NECESSARIA?
I dati mostrano che la dose booster o la terza dose del vaccino, è in grado di aumentare notevolmente il titolo degli anticorpi neutralizzanti, ripristinando la capacità dei vaccini di prevenire l’infezione e le forme gravi della malattia. Inoltre, la dose booster sembra migliorare anche la risposta dell’immunità cellulare, migliorando la sensibilità del sistema immunitario al vaccino.
La dose booster non solo aiuta a prevenire l’infezione, ma può anche ridurre la trasmissione del virus. Secondo i dati, la prevenzione dell’infezione funziona in circa il 40% dei casi con la dose booster, mentre ritorniamo ad una prevenzione dell’infezione dell’80% e a una prevenzione delle forme gravi di polmonite, che richiedono l’ospedalizzazione o il ricovero, in una misura superiore al 90-95%.
QUALI SONO I SINTOMI DEL COVID-19 LEGATI ALLA VARIANTE OMICRON?
Per quanto riguarda i sintomi della patologia da variante Omicron, questi possono essere diversi rispetto a quelli della variante Delta, con una componente raffreddore e un interessamento del naso e della gola attraverso la tosse, la febbre, il mal di gola, la stanchezza, i dolori muscolari e di testa, la perdita dell’olfatto e del gusto, nausea e diarrea. Sembra che l’interessamento polmonare sia inferiore, anche se in alcuni soggetti più fragili potrebbe esserci un rischio maggiore di polmonite.
QUAL È LA TERAPIA CONTRO LA VARIANTE OMICRON?
Per quanto riguarda la terapia, attualmente non esiste una terapia specifica per la variante Omicron. Tuttavia, i trattamenti esistenti per il Covid-19, come i farmaci antivirali e l’ossigeno supplementare, possono essere efficaci anche contro la variante Omicron. Inoltre, la vaccinazione rimane il modo migliore per prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 e le sue varianti, compresa la variante Omicron.
La terza dose di vaccino è stata introdotta in Israele già ad agosto 2021, diversi mesi prima rispetto ad altri paesi. Questa scelta si è dimostrata vincente, grazie all’incremento immediato di titoli anticorpali e al miglioramento dell’immunità cellulo-mediata. Inoltre, la recente introduzione della quarta dose ha confermato l’efficacia della politica vaccinale israeliana.
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