I dati dello studio del tavolo “IRCCS Medicina di Genere – COVID-19” coordinato dal ministero della Salute hanno evidenziato differenze tra uomini e donne nel contrarre l’infezione da Sars-CoV-2 e nello sviluppare la malattia definita Covid-19. Come mai le donne tendono ad ammalarsi meno?
di Melania Sorbera
Secondo la dottoressa Elena Garro, vice presidente “Associazione Italiana Donne Medico Torino”: “Gli studi nei topi e nell’uomo hanno dimostrato che l’attività dei recettori “Pattern Recognition Receptors” – che riconoscono specificatamente gli antigeni microbici, così come la produzione di citochine infiammatorie, la presentazione degli antigeni e la capacità fagocitaria dei macrofagi – sono più elevati nel sesso femminile che in quello maschile, in risposta a diversi antigeni e diversi patogeni. Sia la risposta immunitaria innata, con macrofagi, NK, e cellule dendritiche, che quella acquisita, con citochine, CD4, CD8 e T helper sono maggiormente espresse nelle donne“.
A cosa è dovuto questo patrimonio genetico? Che funzione ha? “I geni che codificano le risposte immunitarie si trovano sul cromosoma X – spiega la dottoressa Garro – le donne hanno due cromosomi X, gli uomini uno solo. Normalmente nel sesso femminile uno dei due cromosomi X viene in buona parte inattivato, ma non viene inattivata la sezione del secondo cromosoma X che codifica l’attività immunitaria. Sul cromosoma X sono codificati oltre 1100 geni, il 5% circa del genoma umano, di cui un gran numero di geni correlati con le risposte immunitarie. Questo ha la funzione da una parte di rendere le donne più resistenti alle infezioni e quindi si liberano più facilmente dei patogeni ma dall’altra se la risposta infiammatoria non viene spenta, possono essere più suscettibili all’insorgenza di patologie infiammatorie croniche“.
A condizionare la risposta immunitaria, generalmente, sono i fattori genetici, epigenetici, ormonali e ambientali. Come mai le donne hanno un patrimonio genetico migliore degli uomini? Se da un lato la risposta immunitaria delle donne è migliore “le malattie autoimmuni, che coinvolgono il 5% della popolazione generale, sono per la maggior parte sviluppate da donne. Occorre focalizzarsi sul concetto di “medicina genere-specifica” per comprendere al meglio la diversa genesi, distribuzione e trattamento delle patologie nei due sessi. Bisogna tener presente che la maggior parte degli studi clinici è tarata su un individuo maschio sui 70 kg di peso e non tiene perciò conto delle differenze nella distribuzione farmacologica, ormonale e di effetti collaterali per fare solo degli esempi. Alcune patologie colpiscono maggiormente le donne come la depressione, l’osteoporosi, la sclerosi multipla e le malattie immunitarie mentre altre sono più frequenti negli uomini come il Parkinson, gli infarti, la BPCO e i disturbi borderline. Sarebbe importante un approccio di genere in sanità per la centralità della persona“, aggiunge la dottoressa Garro intervenuta di recente sullo stesso tema ad una seduta scientifica per l’Accademia di Medicina di Torino.
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