Home » Cosa sono gli anticorpi monoclonali?

E’ già approvato l’uso in Corea, in Italia è iniziata la fase di sperimentazione avanzata. La cosiddetta fase III. Cosa sono gli anticorpi monoclonali? A cosa servono? Ne parliamo con Federico Di Biasio, manager di Celltrion Healthcare.


COSA SONO GLI ANTICORPI MONOCLONALI?

Gli anticorpi monoclonali: un farmaco avanzato sviluppato con tecnologie di ingegneria genetica e coltura cellulare. Approvato in Corea per inibire la proteina spike del virus SARS-CoV-2, mentre in Italia si attende l’approvazione. Alcune aziende, incluso il nostro, stanno conducendo studi di fase II. La nostra azienda, con vent’anni di esperienza, ha completato la fase II su 327 pazienti in Europa e Asia. Una potenziale soluzione per le malattie infettive.

QUALI SONO I RISULTATI DELLA FASE II?

Gli obiettivi primari degli anticorpi monoclonali nella lotta contro il virus sono stati raggiunti con successo. I principali risultati includono:

  1. Riduzione significativa della progressione verso forme gravi: un calo tra il 50% e il 70% della gravità della patologia, evitando ricoveri in terapia intensiva;
  2. tempi di recupero più rapidi: i pazienti hanno sperimentato un recupero accelerato, con una riduzione del tempo di recupero da 4 a 6 giorni;
  3. diminuzione della carica virale: osservata una forte riduzione della carica virale al settimo giorno, migliorando la prognosi complessiva;
  4. sicurezza del farmaco: nessun evento avverso grave è stato osservato durante la valutazione, confermando l’uso sicuro degli anticorpi monoclonali.

Questi primi dati sono promettenti e indicano un impatto positivo sulla gestione delle infezioni virali, sia dal punto di vista clinico che economico. La ricerca sugli anticorpi monoclonali continua a offrire speranza nella lotta contro le malattie infettive.

L’USO DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI NELLE PRIME FASI DELL’INFEZIONE: UN APPROCCIO COMPLEMENTARE ALLA VACCINAZIONE

È importante considerare attentamente l’uso degli anticorpi monoclonali come trattamento nelle prime fasi dell’infezione, anche se è fondamentale evitare di terrorizzare i pazienti. Mentre non ci sono controindicazioni specifiche, la decisione di utilizzare questi farmaci rimane a discrezione del medico, tenendo conto della natura del farmaco e del consenso clinico che si sta sviluppando.

Gli studi clinici hanno dimostrato che dovrebbero essere utilizzati preferibilmente nelle prime fasi dell’infezione, entro 72 ore dall’inizio dei sintomi, per sfruttare al meglio il loro meccanismo d’azione. Questo meccanismo mira a impedire al virus di infettare le cellule in modo aggressivo, prevenendo la progressione della malattia verso forme gravi.

In particolare, gli anticorpi monoclonali sono più efficaci nei pazienti non ancora gravemente affetti, inclusi quelli che sono già in trattamento con altre terapie farmacologiche. Pertanto, è cruciale utilizzare questi farmaci entro tempi limitati dalla rilevazione del virus, di solito entro dieci giorni.

Il meccanismo d’azione mira a ridurre la carica virale nell’organismo, consentendo una risposta immunitaria più equilibrata e una prognosi migliore. Il recupero più rapido e una minore progressione della malattia sono risultati desiderabili che dimostrano l’efficacia di questi farmaci.

POSSONO SOSTITUIRE I VACCINI?

È importante sottolineare che gli anticorpi monoclonali non sono un’alternativa al vaccino. Mentre i vaccini mirano a prevenire l’infezione stimolando il sistema immunitario, essi hanno una funzione di trattamento che cerca di limitare la gravità della malattia una volta che l’infezione si è verificata.

Di conseguenza, i vaccini e gli anticorpi monoclonali sono strumenti complementari nella gestione delle malattie infettive. Il vaccino rimane fondamentale per proteggere il sistema immunitario e prevenire l’infezione, mentre gli anticorpi sono utili per trattare i pazienti nelle prime fasi dell’infezione e prevenire una progressione grave della malattia.

In futuro, potrebbero essere ipotizzate strategie integrate, come la vaccinazione dei pazienti ad alto rischio e il successivo trattamento con anticorpi monoclonali in caso di infezione. Tuttavia, è importante sottolineare che queste sono solo ipotesi e ulteriori studi sono necessari per definire meglio l’approccio ottimale.

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