Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale: “Strumento fondamentale in particolare per il comparto scuola, venga distribuito liberamente in farmacia. Simile a rilevazione glicemia con pungidito effettuata da oltre 400 milioni di diabetici nel mondo”
Milano, 2 Settembre 2020
Per riuscire a tracciare al meglio la popolazione a rischio e contenere di conseguenza la diffusione del Covid, si dovrebbe puntare sull’utilizzo dei test sierologici rapidi (quelli eseguibili da chiunque su una goccia di sangue estratta col pungidito, tanto per intenderci). Il Commissario Arcuri del resto già prima dell’estate ne ha ‘sdoganato’ l’uso, bandendo una gara d’acquisto per 2 milioni di test in vista della riaperura delle scuole, a beneficio di tutti i docenti e mi auguro anche per gli studenti”. Così il Professor Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA).
Secondo SIMA, in questa fase di recrudescenza epidemica post-lockdown, è assolutamente prioritario testare il maggior numero possibile di persone. E i test diagnostici rapidi, nei fatti, rappresentano uno strumento epidemiologico fondamentale ed economicamente accessibile, almeno in sottogruppi di popolazione particolarmente numerosi – come i lavoratori di ogni tipologia di settore e in particolare per il comparto scuola -, talmente numerosi da non poter essere tutti periodicamente sottoposti ai tamponi diagnostici (come è invece possibile e doveroso fare per i dipendenti del servizio sanitario e delle RSA private).
“Non c’è alcun motivo per non consentire ai cittadini italiani di poter ritirare in farmacia, in caso di fornitura da parte della ASL come previsto ad esempio per tutti i docenti, oppure di acquistare liberamente test diagnostici rapidi pronti per l’utilizzo a domicilio in autodiagnosi, come avviene normalmente per la rilevazione della glicemia col pungidito da parte degli oltre 400 milioni di diabetici presenti nel mondo”, continua Miani.
“Nel caso dei docenti, l’esecuzione del test rapido in autodiagnosi (dietro fornitura da parte delle ASL alle farmacie o ai distretti sociosanitari) sarebbe utile anche per superare la criticità attuale legata al diniego dei medici di base che si stanno in larga misura rifiutando di eseguirli ai docenti che ne fanno richiesta. In tutti gli altri casi, le farmacie dovrebbero garantire a chi desidera acquistare i test informazioni chiare e complete non solo sui costi ma anche sui diversi gradi di attendibilità delle diverse tipologie di test in commercio, oggi disponibili anche su campioni salivari”, prosegue il presidente di SIMA.
“A questo proposito, è bene fare chiarezza – precisa il Professor Miani –. Molto si è discusso sulla presunta inattendibilità dei test sierologici di laboratorio su prelievi ematici e dei test rapidi (che hanno caratteristiche di accuratezza praticamente simili). A riguardo va detto che l’accuratezza di queste metodiche varia a seconda delle aziende produttrici. Tuttavia, nemmeno i test antigenici eseguiti con metodica PCR sugli ormai famosi tamponi faringei sono assolutamente precisi: se da un lato, sono in grado di identificare i positivi al COVID-19 nel 100% dei casi (elevatissima specificità), dall’altro, in genere si richiede che siano trascorsi almeno 3 giorni dal potenziale contagio e comunque i test antigenici sui tamponi possono esitare in falsi negativi nel 10% dei casi (sensibilità pari al 90%). Mediamente, per i test rapidi – con alcune differenze a seconda del brand – il tempo trascorso dal momento dell’infezione è ancora più determinante ai fini dell’esito: la probabilità di falsi negativi è molto bassa dopo dieci giorni dal contagio e, di fatto, la sensibilità del test passa dall’81% in media tra il quarto e decimo giorno fino a raggiungere il 97% dopo l’undicesima giornata. Non mancano schede di registrazione ministeriale di alcuni test rapidi che dichiarano ufficialmente una capacità del 100% di identificare i negativi al COVID (col limite della ridotta numerosità campionaria degli studi eseguiti). Altro dettaglio da non trascurare è la facile ripetibilità del test, per cui diviene altamente improbabile che un test rapido ripetuto nell’arco di una o due settimane possa mancare di riconoscere un positivo al coronavirus, che potrà quindi essere confermato mediante tampone diagnostico, mentre ciascuno potrà procedere ad adottare tutte le precauzioni di isolamento precauzionale del caso”.
L’invito di SIMA al governo è, quindi, quello di consentire la distribuzione dei test sierologici rapidi nelle farmacie, sia quelli già acquistati dalle ASL e destinati ai docenti (ma in questi giorni si parla anche degli studenti) che non riescono ancora a essere eseguiti per una diffusa ostilità da parte dei medici di famiglia, sia liberalizzando la possibilità di acquisto informato per l’autodiagnosi come avviene per i glucometri.
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