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Coronavirus: le proposte SIMA e Cattedra UNESCO per una rapida strategia sanitaria

Istituire corridoi sanitari alternativi stabili, accertare i casi effettivi e sintomatici, ricoverare in sedi appropriate i pazienti lievi e collocare quelli in condizioni più gravi in terapia intensiva, attrezzando anche gli ospedali militari.
Questo l’appello di Alessandro Miani, Presidente SIMA, Ernesto Burgio, Presidente del Comitato Scientifico SIMA, e Annamaria Colao, Chairman Cattedra UNESCO “Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile” per far fronte all’attuale emergenza sanitaria e salvaguardare la salute del personale medico e paramedico.

Milano, 6 Marzo 2020

Di fronte alla minaccia per la salute psicofisica e per la stabilità socio-economica di intere comunità e dell’intero pianeta, come quella rappresentata dall’apparire sulla scena di un nuovo virus potenzialmente pandemico, sarebbe auspicabile prepararsi senza indugi a mettere in campo una strategia di risposta rapida, efficace e duratura, in grado di far fronte anche a eventuali scenari di massima pressione sul Sistema Sanitario Nazionale. Purtroppo, nei confronti di 2019nCoV sembrano ancora sussistere incertezze circa l’origine del nuovo coronavirus che avrebbe fatto il salto di specie, l’intrinseca virulenza dell’agente patogeno e l’attuale condizione epidemiologica di pandemia potenziale o conclamata”: la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e la Cattedra UNESCO “Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile” chiedono di mettere da parte pregiudizi e valutazioni ideologiche e di prendere in considerazione esclusivamente i dati scientificamente accertati.

Negli ultimi 25 anni numerosi “nuovi virus” sono emersi da serbatoi naturali (animali) e, in alcuni casi, è stato giustamente lanciato un allarme pandemico: così è avvenuto negli anni 1997/2002/2005 per l’orthomyxovirus aviario H5N1, nel 2002/2003 per il coronavirus SARS (Ceppo Urbani) e nel 2009 per l’H1N1 triplice ricombinante dell’influenza suina proveniente dal Messico. In tutti questi casi non si è verificata la temuta pandemia essenzialmente perché i nuovi virus non hanno acquisito le mutazioni necessarie a invadere la nuova specie.

Nel caso di 2019nCoV la situazione sembra molto differente. Il virus è per oltre il 90% della sua sequenza master analogo a un coronavirus di pipistrello e presenta almeno 6 mutazioni nella Spike Protein e 2 nel sito di clivaggio, che gli permettono di legare con grande facilità i recettori ACE2 delle vie respiratorie umane e di essere estremamente contagioso e invasivo per l’uomo. Infatti, nel giro di pochi mesi il virus ha provocato decine di migliaia di casi diagnosticati e migliaia di morti accertate in Cina, diffondendosi rapidamente in tutto il pianeta”, continuano gli esperti di SIMA e Cattedra UNESCO.

Pur nella impossibilità di prevedere con sufficiente certezza i tempi della pandemia in atto, SIMA e Cattedra UNESCO hanno proposto e ripropongono con determinazione l’unica strategia sanitaria in grado di mettere il nostro e gli altri Paesi nelle condizioni, da un lato di affrontare in modo efficace e duraturo questo e ogni altro possibile allarme o emergenza pandemica, dall’altro, di mettere in sicurezza il servizio sanitario pubblico e la salute degli operatori sanitari stessi.

Questa necessaria, semplice e urgente strategia consiste nell’istituzione di corridoi sanitari alternativi stabili, finalizzati a canalizzare l’afflusso dei casi sospetti, accertare i casi effettivi e sintomatici, ricoverare in sedi appropriate i casi lievi e collocare in terapia intensiva i casi gravi, senza mettere a rischio i servizi di Pronto Soccorso e Terapia Intensiva degli ospedali. 

Ci sembra di poter riconoscere negli ospedali militari – attualmente sottoutilizzati – le strutture idonee e adattabili in tal senso, in tempi relativamente rapidi per l’attuale emergenza, per i possibili sviluppi della stessa e per analoghe emergenze prossime venture. Analogamente, si propone di riaprire gli ospedali più recentemente chiusi nell’ambito dei piani di riordino delle sanità regionali, spesso ancora perfettamente arredati e pronti ad essere dedicati esclusivamente ai ricoveri da COVID2019”, concludono gli esperti.

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