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Cheratocono: dal 10 settembre all’11 ottobre la campagna di prevenzione e diagnosi. Screening gratuiti nei Centri aderenti

Fino all’11 ottobre la campagna di informazione e prevenzione vedrà coinvolti diversi centri su tutto il territorio nazionale. Per un mese, equipe di medici oculisti, ortottisti e assistenti in oftalmologia effettueranno screening oculistici gratuiti, dedicati a giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni 


Milano, 10 Settembre 2019

Inizia oggi la campagna di prevenzione e diagnosi del cheratocono, promossa dall’Università degli Studi di Verona, dal Centro Nazionale di Alta Tecnologia in Oftalmologia (CNAT) dell’Università di Chieti – Pescara e dal Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO), in collaborazione con Neovision e con il patrocinio del Ministero della Salute, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, della Società Italiana Trapianto di Cornea e Superficie Oculare (S.I.TRA.C.), della Società Oftalmologica Italiana (SOI) e dell’Associazione Italiana CHEratoconici (A.I.CHE.). È stato inoltre richiesto il patrocinio della Regione Veneto.

Il cheratocono, una patologia di cui poco si parla, è una malattia progressiva della cornea che causa l’assottigliamento e la deformazione della stessa, provocando una riduzione anche molto grave della capacità visiva, fino a portare alla cecità. Può esordire fin dalla giovane età e se non immediatamente diagnosticato, è un disturbo difficilmente curabile se non con un trapianto di cornea.

Fino all’11 ottobre la campagna di informazione e prevenzione vedrà coinvolti diversi centri su tutto il territorio nazionale. Per un mese, equipe di medici oculisti, ortottisti e assistenti in oftalmologia effettueranno screening oculistici gratuiti, dedicati a giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni e che non abbiano mai avuto una diagnosi di cheratocono, per individuare la malattia e suggerire eventuali visite o esami di approfondimento, oltre a informare la cittadinanza su una patologia oculare che può arrecare gravi danni alla vista. Lo screening sarà eseguito solo nei centri aderenti alla campagna, prenotando la visita sul sito www.curagliocchi.it a partire da oggi.

Relatori:

  • Leonardo Mastropasqua, Direttore CNAT – Centro Nazionale di Alta Tecnologia in Oftalmologia dell’Università di Chieti – Pescara
  • Giorgio Marchini, Direttore Scuola di Oftalmologia dell’Università degli Studi di Verona
  • Rinaldo Lisario, Presidente A.I.CHE – Associazione Italiana CHEratoconici
  • Lucio Buratto, Direttore Scientifico CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico e Neovision
  • Felicita Norcia, Direttore Sanitario Neovision

LA CORNEA: UNA LENTE DELL’OCCHIO

L’occhio si compone di varie strutture anatomiche, ognuna delle quali deve avere caratteristiche ben precise per consentire una visione corretta. La parte anteriore è costituita dalla cornea, una struttura di forma convessa formata da tessuto trasparente.

La cornea, per consentire una buona vista, deve essere trasparente e di forma regolare; in caso contrario, la vista ne viene compromessa in modo più o meno rilevante in relazione all’entità dell’anomalia.

La cornea e il cristallino sono le lenti dell’occhio: la cornea è la piccola calotta trasparente che chiude la parte anteriore del bulbo oculare, mentre il cristallino è una piccola lente situata internamente.

La cornea è la lente più “importante” dell’occhio. L’efficienza ottica della cornea dipende da due sue caratteristiche, straordinarie per un tessuto biologico: una perfetta trasparenza e una curvatura regolare.

Una cornea trasparente e con curvatura regolare, lavorando “insieme” ad un cristallino trasparente e ad una retina sana, consente a un occhio di vedere nitidamente (a condizione che anche le altre strutture dell’occhio siano normali).

 

IL CHERATOCONO

Il cheratocono è una malattia progressiva della cornea che può provocare una riduzione anche molto grave della capacità visiva. Consiste in un assottigliamento e deformazione della cornea stessa, che tende a sfiancarsi protrudendo in avanti, a volte in modo così evidente da assumere una forma conica.

La causa non è nota. Si verifica una alterazione del collagene nello stroma corneale, le cui molecole perdono compattezza e il tessuto diventa più debole e deformabile.  Vi è un certo grado di familiarità ma non si può considerare il cheratocono una malattia ereditaria. In pratica, è da sospettare maggiormente se in famiglia vi è un’altra o più persone affette. Si è osservata anche una associazione con allergie durante la crescita. Per alcuni la causa potrebbe essere lo sfregamento degli occhi indotto dall’allergia a danneggiare la cornea: a scopo preventivo è consigliabile evitarlo il più possibile. Deve inoltre sempre insospettire un difetto rifrattivo con astigmatismo che aumenta nel tempo.

Può comparire a partire dai 10-14 anni di età, ma, il più delle volte, viene diagnosticato più avanti negli anni.

La prevalenza di cheratocono nella popolazione generale è di un caso su 2.000 individui. Rappresenta la prima causa di trapianto corneale e dai dati epidemiologici più recenti risulta che sono interessati pazienti sempre più giovani.

La velocità e l’entità della progressione della deformazione corneale da cheratocono sono estremamente variabili. Come regola generale la velocità di evoluzione è maggiore nei giovanissimi e diminuisce sensibilmente con l’età. Il motivo è il naturale “irrigidimento” della struttura corneale nel corso degli anni.

Il cheratocono è da considerarsi una patologia bilaterale, che coinvolge entrambi gli occhi, ma il più delle volte questo avviene in modo anche marcatamente asimmetrico.

 

I SINTOMI

Non vi sono di norma disturbi come dolore o infiammazione oculare. I problemi avvertiti dal paziente consistono in un peggioramento della capacità visiva indotto dall’alterazione, spesso progressiva, della cornea. In molti casi l’occhio affetto da cheratocono diventa miope, ma è l’astigmatismo irregolare a disturbare maggiormente la visione, inducendo la percezione di un’immagine sfocata e deformata (soprattutto le fonti luminose tendono ad essere allungate come se avessero una coda luminosa). Questo sfuocamento in casi medi e avanzati può essere tale da ostacolare seriamente le attività quotidiane del paziente.

 

GLI ESAMI DIAGNOSTICI

Oltre a quelli che normalmente vengono eseguiti durante una visita oculistica, per esaminare bene la cornea occorrono esami più specifici.

La topografia corneale: serve a fare una precisa mappatura della forma della curvatura della cornea: è l’esame più importante per la diagnosi del cheratocono.

La pachimetria: serve a misurare lo spessore della cornea: nel cheratocono e in alcune altre patologie della cornea si possono riscontare zone molto sottili.

L’OCT del segmento anteriore (Tomografia a Coerenza Ottica): serve a visualizzare alcune caratteristiche dell’anatomia della cornea in modo completamente non invasivo, come ad esempio la profondità esatta di eventuali opacità.

L’aberrometria: serve a identificare alcune anomalie rifrattive della cornea e dell’occhio in generale; l’aberrometria fornisce informazioni sulla qualità visiva dell’occhio.


LE CURE POSSIBILI DEL CHERATOCONO

La chirurgia della cornea ha visto straordinari sviluppi negli ultimi anni; grazie anche a grandi avanzamenti tecnologici, specie nel campo dei laser, il chirurgo oculista ha oggi a disposizione molteplici tecniche per intervenire sulla cornea. Tali tecniche vanno da procedure minimamente invasive fino a interventi chirurgici maggiori.

L’avere a disposizione molte “armi” consente quindi al chirurgo oculista di scegliere la modalità meno invasiva e più adatta alla soluzione di ogni singolo caso.

Il cheratocono può presentarsi in stadi estremamente diversi, che richiedono soluzioni “su misura” che verranno valutate dal chirurgo oculista caso per caso. La scelta dipende da numerose variabili, ma cerchiamo di elencare gli interventi possibili e il loro razionale, partendo dalle soluzioni meno invasive.

 

IL CROSS LINKING CORNEALE (CXL)

Il trattamento che ha dimostrato efficacia nel rallentare e in molti casi a fermare l’evoluzione del cheratocono è il cross linking corneale o CXL. È un trattamento fondamentale nella cura del cheratocono e delle altre ectasie corneali. Non è un intervento chirurgico, nel senso che non vengono effettuate incisioni, suture o altre manovre invasive; è un intervento chiamato “parachirurgico”.

È una procedura che viene applicata per la terapia del cheratocono iniziale, cioè quando ancora lo spessore e le curvature della cornea sono discretamente o completamente conservate. Talvolta si applica questo trattamento anche a pazienti affetti da cheratocono in uno stadio evolutivo più avanzato al fine soprattutto di limitare la velocità di progressione.

Questo metodo, chiamato cross linking del collagene corneale, consiste nell’applicazione sulla cornea di un prodotto chiamato Riboflavina; esso viene poi attivato da una luce ultravioletta della famiglia dei raggi UVA. L’azione della luce associata al farmaco stimola la cornea a rinforzare i legami tra i tessuti che la compongono, determinando un arresto o quanto meno un rallentamento dell’evoluzione della malattia. Lo scopo è sostanzialmente quello di aumentare la rigidità e la resistenza della cornea.

I risultati ottenuti fino ad ora sono molto favorevoli, in quanto i pazienti trattati presentano un rallentamento del processo di assottigliamento della cornea con una conseguente stabilizzazione del difetto visivo dovuto alla deformazione della cornea affetta da cheratocono.

In alcuni casi si è anche assistito ad una lieve riduzione del difetto refrattivo (miopia e/o astigmatismo) con conseguente miglioramento della qualità visiva. Alla terapia consegue una stabilizzazione della malattia, una migliore tolleranza delle lenti a contatto, un beneficio della qualità della vista ed un allontanamento dell’eventuale intervento di trapianto.

Le tecniche del CXL. Ci sono varie modalità per eseguire il crosslinking; tutte comunque vengono fatte in anestesia con colliri, sono indolori ed eseguibili ambulatorialmente; la tecnica di esecuzione è semplice e poco invasiva rispetto alle altre proposte terapeutiche del cheratocono.

  • Tecnica standard EPI-OFF

Il paziente viene anestetizzato con alcune gocce di collirio. Vengono poi instillate alcune gocce di antibiotico e di disinfettante oculare.

Viene applicato un telino sterile intorno all’occhio e le palpebre vengono aperte mediante due piccoli divaricatori. Il medico oculista rimuove l’epitelio, cioè lo strato di cellule che ricopre la cornea (tecnica EPI-OFF), e poi instilla ripetutamente la riboflavina in gocce per un tempo di circa 15’. Avvicina poi all’occhio uno strumento che emette una luce della famiglia degli U-V e irradia la cornea per circa 30’, continuando di tanto in tanto ad instillare delle gocce di riboflavina.
Il medico applica poi una lente a contatto terapeutica per facilitare il processo di guarigione e ridurre i fastidi al paziente nel periodo che segue il trattamento; applica poi qualche goccia di collirio antibiotico e invia il paziente in sala d’attesa. Egli potrà poi andare a casa dopo 15’-20’.

  • Tecnica di crosslinking EPI-ON

Nel 2009 un’azienda italiana leader del settore ha introdotto una riboflavina modificata legandola ad una sostanza capace di superare lo strato superficiale della cornea (epitelio); in tal modo si può effettuare il trattamento di Cross-linking corneale senza togliere l’epitelio (EPI-ON) e di conseguenza in modo meno fastidioso per il paziente. Per cui utilizzando questa modalità, la tecnica di crosslinking diviene più semplice.  Tuttavia, secondo alcuni studi si otterrebbe un minor effetto terapeutico.

Il CXL, come è stato inizialmente eseguito e come tutt’ora viene fatto nella grande maggioranza dei casi, ha durata complessiva di quasi un’ora (30’ per la preparazione dell’occhio, rimozione dell’epitelio e imbibizione della cornea con riboflavina e altri 30 minuti di irraggiamento). La durata del trattamento transepiteliale (EPI-ON) è pure di circa un’ora (30 minuti di imbibizione + 30 minuti di irraggiamento). La tecnica EPI-ON è stata introdotta nel 2010.

Entrambe le tecniche EPI-OFF ed EPI-ON hanno il limite di essere ritenute lunghe e fastidiose dai pazienti a causa dei tempi di esecuzione, circa un’ora per ogni paziente.

 

IONTOFORESI CORNEALE

La iontoforesi corneale, sviluppata in Italia nel 2010 è una recente scoperta della ricerca e consente una drastica riduzione dei tempi di trattamento del CXL: dagli attuali 60 minuti della tecnica EPI-OFF e EPI- ON ai 15 minuti con la nuova procedura. La iontoforesi (da iòntos=ione e phòresis = trasporto, trasporto di ioni) consiste nel trasferimento unidirezionale di molecole, fornite di carica ionica, all’interno dei tessuti da trattare, grazie ad un campo elettrico a bassa intensità. Grazie alla iontoforesi, si raggiunge nello stroma corneale una concentrazione di riboflavina equivalente alla imbibizione della tecnica standard.
La iontoforesi oculare risulta estremamente semplice nell’esecuzione ed è ottimamente tollerata dal paziente.           

Ecco come si svolge l’intervento.  Il trattamento viene effettuato mediante l’applicazione sul paziente dei due elettrodi collegati ad un delicato generatore di corrente continua. Per primo, viene posizionato l’elettrodo positivo a forma di cerotto al centro della fronte del paziente, e, successivamente, l’altro sull’occhio del paziente. Poi, viene riempito l’elettrodo negativo, situato nell’occhio, con un’apposita formulazione di riboflavina specifica per iontoforesi corneale. Viene attivata la corrente elettrica a bassissima intensità, ottimamente tollerata dal paziente per cinque minuti. Il flusso di corrente (a bassa intensità) tra i due elettrodi permette alla formulazione di riboflavina di penetrare rapidamente nello stroma corneale, attraverso l’epitelio integro (quindi senza disepitelizzazione).

Contemporaneamente alla iontoforesi, è stata introdotta un’altra innovazione; la riduzione dei tempi di irraggiamento da 30’ a 9’ grazie ad un nuovo strumento che emette irradiazione necessaria in un tempo più breve.

Il CXL è indicato praticamente sempre nei giovani e giovanissimi, vista la quasi ineluttabile tendenza a peggiorare e comunque ogni qualvolta si riscontrino segni di evolutività. Sebbene la funzione del CXL sia quella di irrobustire la cornea e non di correggere difetti refrattivi o modificare la vista, in diversi casi si è osservato un miglioramento visivo a distanza di tempo dal trattamento CXL, in genere dopo diversi mesi. Ad oggi la tecnica standard EPI-OFF (cioè con rimozione dell’epitelio) vanta un lungo follow-up; essa viene eseguita in Italia dal 2007 ed ha dimostrato negli anni di essere una tecnica sicura ed efficace per il trattamento del cheratocono e delle ectasie corneali.  Si calcola che dall’avvio della tecnica ad oggi siano stati praticati oltre un milione di trattamenti nel mondo.

Il CXL è anche indicato in associazione a trattamenti conservativi come la PRK customizzata o l’impianto di anelli intrastromali.

 

ALTRE TECNICHE

Solo in casi lievi, in cui le curvature corneali sono ancora abbastanza ben conservate, è possibile una correzione ottimale con lenti da occhiale.

  • Le lenti a contatto o LAC (rigide, ma anche semirigide o morbide) in molti casi permettono, se tollerate, di ottenere eccellenti risultati visivi. È spesso necessaria una certa dose di pazienza sia al contattologo che al paziente per trovare la giusta lente che fornisca un buon risultato visivo. Un concetto che a volte genera confusione e aspettative errate è quello che la lente a contatto rigida sia in grado di contrastare lo sfiancamento e rallentare l’evoluzione del cheratocono. Purtroppo la lente a contatto è solo appoggiata sulla cornea e non è in grado di “contenerla” e quindi evitare la progressione della malattia. Permette invece di correggere molto efficacemente il difetto rifrattivo irregolare tipico del cheratocono. Ciò viene ottenuto perché lo strato di lacrime che si viene a trovare tra cornea e lente a contatto “ammortizza” le irregolarità corneali e ciò consente di migliorare la qualità visiva; inoltre, la correzione ottica fornita dalla LAC comporta un aumento dell’acuità visiva. Se il cheratocono è troppo avanzato, la lente a contatto può non essere tollerata e debbono essere prese in considerazione le possibilità chirurgiche, più o meno conservative, a seconda della gravità del quadro.
  • L’impianto di anelli intrastromali in casi selezionati permette di contrastare lo sfiancamento e regolarizzare la curvatura centrale della cornea (l’assottigliamento della cornea non deve essere troppo marcato). La regolarizzazione di curvatura consente una più facile correzione con occhiale o lente a contatto e un miglioramento della capacità visiva. Gli anelli vengono impiantati con una procedura ambulatoriale minimamente invasiva nella quale non viene asportato tessuto corneale; l’intervento è anche completamente reversibile.
  • La Fotocheratectomia refrattiva (PRK) può essere utile in casi di cheratocono stabile e in forma leggera, cioè senza eccessivo sfiancamento e senza troppo assottigliamento corneale. Un trattamento su misura o “customizzato” permette di ridurre le irregolarità di curvatura più marcate o anche di eliminare alcune opacità superficiali che a volte insorgono anche dopo uso prolungato di lenti a contatto. La PRK in tali casi deve essere accompagnata anche dal CXL. In alcuni casi, soprattutto in caso di stabilità del cheratocono ed in pazienti non troppo giovani, un difetto rifrattivo molto elevato associato al cheratocono – di regola di tipo miopico e astigmatico- può essere corretto anche grazie alla tecnica dell’impianto di un cristallino artificiale aggiuntivo o “IOL fachica” (cosiddetta tecnica del “doppio cristallino”) in modo del tutto analogo a quanto viene effettuato in casi di miopia elevata, con o senza astigmatismo.
  • La cheratoplastica. A seconda dell’entità dello sfiancamento, la curvatura irregolare provoca alterazioni dell’acuità e della qualità visiva fino a una perdita quasi completa. In casi molto rari l’assottigliamento della cornea può essere così marcato da mettere a rischio l’integrità del globo oculare: in tali casi bisogna intervenire tempestivamente con un trapianto di cornea. In casi di cheratocono più avanzato è necessario ripristinare la struttura corneale mediante un trapianto di cornea o cheratoplastica. Quando le condizioni anatomiche lo consentono il chirurgo oculista cercherà di preservare gli strati più profondi della cornea e l’endotelio corneale eseguendo una cheratoplastica lamellare anteriore (DALK è la modalità più comune). In alcuni casi, si può rendere necessario trapiantare la cornea in tutto il suo spessore eseguendo la cheratoplastica perforante. Con entrambi i tipi di trapianto si possono ottenere buoni risultati nel recupero della capacità visiva.

NEOVISION

Neovision è il primo network di cliniche oculistiche in Italia

Il network Neovision è caratterizzato da centri oculistici dotati di tecnologie d’avanguardia e metodologie eccellenti di assistenza al paziente: caratteristiche indispensabili per fornire livelli di servizio qualitativamente superiori.

Dalla diagnostica infantile alla maculopatia senile, dalla cataratta alla chirurgia del cheratocono, Neovision si prende cura della salute visiva delle persone, offrendo i più alti livelli della conoscenza scientifica, della qualità, anche in termini di servizio al paziente, e della tecnologia ad oggi disponibili.

Insieme ad équipe mediche preparate e sensibili alle esigenze individuali del paziente, Neovision crede nella formazione continua e nella collaborazione con tutti gli specialisti e i professionisti nel campo della visione, a beneficio preminente dei pazienti.

www.neovision.eu

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