Contro l’infarto, arriva la proteina “spugna” che pulisce le arterie del cuore. Come funziona? Ne parliamo con Giuseppe Ambrosio, coordinatore per l’Italia dello studio AEGIS-II e vice direttore scientifico dell’IRCCS MultiMedica.
ATEROSCLEROSI: COS’È E COME AFFRONTARLA
L’aterosclerosi è una malattia che colpisce le arterie e il cuore, causando l’accumulo di placche che possono restringere il flusso sanguigno. Le placche sono costituite principalmente da colesterolo e grassi, e possono portare a problemi di circolazione e infarti.
Per molti anni, la cardiologia ha cercato di ridurre l’accumulo di colesterolo attraverso l’uso di farmaci come le statine. Tuttavia, questi farmaci non sono in grado di eliminare il colesterolo già depositato nelle placche.
Recentemente, un approccio rivoluzionario alla gestione dell’aterosclerosi è stato proposto da uno studio internazionale coordinato dall’Harvard Medical School. Questo approccio prevede l’utilizzo di lipoproteine che, una volta nel sangue, si legano ai lipidi accumulati nelle placche e li rimuovono, riducendo così il rischio di problemi cardiovascolari.
In Italia, il MultiMedica è uno dei 17 centri coinvolti nello studio, e il professor Benvenuto ne coordina le attività nel nostro paese. Il team di ricerca sta seguendo pazienti che hanno avuto un infarto acuto e stanno ricevendo il trattamento con le lipoproteine.
ATEROSCLEROSI: STUDIO AEGIS II
Lo Studio AEGIS II è uno studio internazionale coordinato da Harvard che coinvolge circa 100 nazioni in tutto il mondo. In Italia, il coordinatore è Rolando, che coordina anche altre 17 strutture. Lo studio ha l’obiettivo di valutare l’efficacia di un farmaco nel ridurre il volume delle placche coronariche e prevenire gli eventi infartuali.
I pazienti arruolati nello studio sono quelli che hanno avuto un infarto acuto del miocardio e sono stati stabilizzati nel reparto di cardiologia. La terapia consiste nella somministrazione endovenosa di una lipoproteina a distanza di tempo, seguita da altre tre iniezioni di rinforzo a distanza di una settimana nel corso di un mese. Il farmaco è stato già testato in uno studio precedente e si è dimostrato sicuro e efficace nel ridurre il volume delle placche coronariche.
Il trattamento nel contesto dello Studio AEGIS II prevede una somministrazione settimanale per quattro settimane, per un totale di quattro somministrazioni. L’obiettivo principale del follow-up è quello di controllare i pazienti per verificare se si presentano nuovi episodi infartuali. A tal fine, i pazienti vengono strettamente monitorati per un periodo di due anni, con controlli mensili.
La durata della terapia può variare da paziente a paziente, in base alle caratteristiche individuali.
ATEROSCLEROSI: PREVENZIONE E TERAPIE INNOVATIVE PER LIMITARE LE CONSEGUENZE
Uno dei rischi maggiori legati all’aterosclerosi è l’infarto miocardico, che può avere conseguenze fatali. Fortunatamente, grazie ai progressi della cardiologia, la mortalità per infarto si è ridotta sensibilmente negli ospedali, tuttavia i pazienti sopravvissuti all’infarto rimangono a rischio di un ulteriore evento.
Circa il 20% dei pazienti infartuati (circa 130 mila persone ogni anno in Italia) va incontro ad un nuovo evento entro 12 mesi. Per questo motivo è importante agire con terapie preventive per limitare le conseguenze di un possibile nuovo infarto. Inoltre, si sta studiando una nuova terapia innovativa che potrebbe offrire un ulteriore aiuto ai pazienti a rischio.
Si tratta di una proteina spugna che ha lo scopo di prevenire la formazione di coaguli di sangue nei vasi sanguigni, responsabili dell’occlusione delle arterie e quindi dell’infarto. Attualmente questa molecola è ancora in fase di studio, tuttavia si prevede che possa essere disponibile sul mercato nel giro di un anno, se gli esiti degli studi saranno positivi.
La valutazione del farmaco da parte delle autorità regolatorie potrebbe essere accelerata, poiché si tratta di un approccio innovativo che si va ad aggiungere alle terapie già in commercio. Tuttavia, è importante sottolineare che esistono anche delle controindicazioni per una particolare tipologia di pazienti, ma per il momento non sembrano esserci effetti collaterali rilevanti.
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