Marcata variabilità della prevalenza fra i Municipi, che oscillano fra il 7,5 e l’11,2 per cento della popolazione residente di età maggiore o uguale a 35 anni. Disagio sociale e problemi economici responsabili di una più frequente e più precoce insorgenza di diabete.
Significativo impatto del Covid sull’assistenza alle persone con diabete. Un paziente su 2 ha segnalato la sospensione delle normali visite di controllo presso il centro diabetologico, sostituite da televisite o telefonate; uno su 5 ha dichiarato di non aver fatto alcun controllo durante il lockdown. Comunque, il 46 per cento ritiene di essere stato seguito con adeguatezza.
Roma, 4 Maggio 2021
Terzo atto per il progetto Roma Cities Changing Diabetes che ha visto la luce nel 2017. Viene, infatti, presentato nel pomeriggio, presso la sede della Città metropolitana di Roma, l’edizione 2021 del Report “Roma Cities Changing Diabetes – Diabete Tipo 2 e Obesità nell’area di Roma Città Metropolitana”. Il rapporto è realizzato nell’ambito del programma internazionale Cities Changing Diabetes, ideato dall’University College London (UCL) e dal danese Steno Diabetes Center, con il contributo dell’azienda farmaceutica Novo Nordisk. E’ coordinato in Italia da Health City Institute, in collaborazione con Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, Roma Capitale, Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani, Intergruppo parlamentare qualità di vita nelle città, Istat, Fondazione Censis, Coresearch, Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, Medi-Pragma, Istituto Piepoli, le Università di Roma, Città per il cammino e la salute, Sport City, le società scientifiche del diabete, della medicina generale, dell’obesità, le associazioni di tutela dei diritti dei pazienti e di cittadinanza.
«Nel 2017, Roma è stata inserita nel programma diventando, insieme alle principali metropoli mondiali, oggetto di studi internazionali sul tema del rapporto tra urbanizzazione e diabete tipo 2 e nello stesso tempo città simbolo mondiale nella lotta a questa importante patologia», ricorda Andrea Lenzi, Presidente di Health City Institute e del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri. «Con questo documento abbiamo realizzato una fondamentale mappatura dei dati quantitativi demografici, clinico-epidemiologici e sulla percezione della salute nell’area di Roma Città metropolitana, dati che forniscono spunti di analisi, osservazione e confronto. Dati che fotografano puntualmente la situazione di Roma e ci consegnano un contesto da cui emerge la grande differenza di prevalenza del diabete tra periferie e centro cittadino. Una fotografia che impone una seria riflessione dal punto di visto sanitario, clinico e sociale» aggiunge.
«La prima edizione del rapporto aveva evidenziato una notevole variabilità nella prevalenza di diabete nelle diverse ASL della città metropolitana di Roma. La disponibilità di nuovi dati con dettaglio a livello dei singoli municipi permette di valutare ulteriormente la relazione fra prevalenza di diabete e una serie di indicatori demografici, sociali e relativi all’offerta assistenziale», spiega Antonio Nicolucci, Direttore di Coresearch. I dati relativi alla Città Metropolitana di Roma, infatti, documentano una marcata variabilità fra i Municipi nella prevalenza del diabete, che oscilla fra il 7,5 e l’11,2 per cento della popolazione residente di età maggiore o uguale a 35 anni, e che risulta fortemente associata alle caratteristiche sociodemografiche della popolazione residente. In particolare, si evidenzia una strettissima correlazione fra prevalenza del diabete, disagio sociale e reddito medio per contribuente.
I dati sottolineano il ruolo fondamentale di un basso livello socioeconomico nel determinare la vulnerabilità dei cittadini che vivono nelle aree metropolitane. Inoltre, le aree a più alta prevalenza di diabete si caratterizzano per un minor indice di vecchiaia e per una minore prevalenza di ultrasessantacinquenni, nonostante l’età avanzata rappresenti di per sé un importante fattore di rischio per il diabete. «Evidentemente, il disagio sociale e i problemi economici sono responsabili di una più precoce insorgenza di diabete, verosimilmente associata all’adozione di stili di vita inappropriati – eccesso di alimentazione, consumo di cibi ad alto contenuto calorico e basso valore nutrivo, inattività fisica. Il quadro complessivo di fragilità che emerge è quello di famiglie con più componenti, con basso livello di scolarità, basso reddito, livelli elevati di disoccupazione e con un basso rapporto fra numero di anziani e soggetti di giovane età», commenta Nicolucci.
Inoltre, l’accessibilità alle cure sembra a sua volta avere un ruolo importante. Le aree a più bassa prevalenza di diabete sono caratterizzate da una maggiore disponibilità di medici di medicina generale e di strutture ospedaliere. «Questo dato, assieme al minor ricorso alle cure associato ad un basso stato socioeconomico, sottolinea l’importanza di ridurre le disuguaglianze nell’accesso all’assistenza come importante strategia per prevenire l’insorgenza del diabete, favorire una sua tempestiva diagnosi, e garantire alle persone con diabete cure adeguate, rivolte a prevenire le invalidanti complicanze della malattia. A questo fine, risulta importante garantire la disponibilità di reti assistenziali adeguate, in grado di assicurare la “medicina di prossimità” e di facilitare il raggiungimento delle persone più vulnerabili», dice ancora Nicolucci.
Tra le numerose analisi, indagini e ricerche di cui il rapporto Roma Cities Changing Diabetes 2021 è ricco, merita un cenno l’approfondimento sulla condizione delle persone con diabete e sul funzionamento dei servizi nell’area metropolitana di Roma a fronte dell’emergenza sanitaria Covid-19, curato da Ketty Vaccaro, responsabile Area salute e welfare, Fondazione Censis. «Sono state analizzate la situazione vissuta da persone con diabete nell’area metropolitana di Roma e le difficoltà di gestione della malattia e di accesso alle cure dal punto di vista dei pazienti e degli operatori sanitari e la prefigurazione del nuovo assetto dei servizi nel post-Covid tramite interviste a pazienti, diabetologi, medici di medicina generale e infermieri che lavorano nei centri diabetologici», spiega Vaccaro.
Secondo i risultati dell’indagine, l’operatività consueta dei centri è quasi sempre cambiata: 1 paziente su 2 ha segnalato la sospensione delle normali visite di controllo, il 20 per cento ha affermato che erano state organizzate visite online e il 28 per cento ha evidenziato la predisposizione di telefonate di controllo; 1 su cinque ha però dichiarato di non aver fatto alcun controllo nel periodo di lockdown. Comunque, il 46 per cento ritiene di essere stato seguito anche se si è ridotto il numero di controlli e visite e nessuno ha interrotto il trattamento. «Tuttavia – sostiene Vaccaro – è evidente che l’assistenza garantita alle persone con Diabete ha subito l’impatto del Covid, come gli stessi operatori ammettono: solo il 16 per cento di questi, a fronte del 20 per cento dei diretti interessati, pensa che i pazienti siano stati eseguiti esattamente come prima, mentre sia gli uni che gli altri, in poco meno di un caso su 3, ammettono che i pazienti hanno saltato i controlli e si sono affidati solo all’automonitoraggio».
Sono state valutate anche le attività per garantire in qualche forma la continuità del servizio, come ad esempio le visite a distanza. I pareri in merito dei pazienti risultano divisi tra chi le ritiene un’ottima soluzione da mantenere anche per il futuro (29,3 per cento) e chi pensa non abbiano lo stesso valore delle pratiche “normali”, anche se accettabili come soluzioni di emergenza (32,8 per cento). Tra gli operatori sanitari, la metà le ritiene una soluzione di emergenza accettabile, ma senza lo stesso valore delle pratiche normali.
«Nella produzione, raccolta e valutazione di dati del progetto Roma Cities Changing Diabetes, ad oggi sono stati coinvolti oltre 140 esperti», dichiara Federico Serra, Direttore Italia Cities Changing Diabetes , che aggiunge «Alla fase di analisi ha fatto seguito quella più impegnativa di realizzazione di un Action Plan triennale, che indica possibili azioni da mettere in atto per arrestare lo sviluppo pandemico di obesità e diabete tipo 2 a Roma, la metropoli con il maggior numero assoluto, quasi 300 mila, di persone con diabete nel nostro Paese».
Una fase d’azione alla quale hanno pienamente aderito le Istituzioni, con la firma da parte della Sindaca di Roma, Virginia Raggi, della Urban Diabetes Declaration, un impegno ad essere a pieno protagonista del programma mondiale Cities Changing Diabetes. La Sindaca Raggi, dal canto suo, ha sottolineato come il rapporto Cities Changing Diabetes contenga elementi, che servono per amministrare, «da studiare con attenzione per fare scelte oculate e precise».
«È fondamentale identificare strategie efficaci per rendere consapevoli governi, regioni, città e cittadini dell’importanza della promozione della salute nei contesti urbani, guardando alla sempre maggiore urbanizzazione con uno sguardo innovativo, affrontando il carico di onerosità che le malattie croniche comportano, immaginando un nuovo modello di welfare urbano che necessariamente inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle città, ma che non può che essere affrontato attraverso un maggiore coordinamento istituzionale. Il coinvolgimento dell’Italia e della città di Roma nel progetto Cities Changing Diabetes interessa non solo l’Amministrazione di Roma Capitale e della sua Città Metropolitana, ma stimola tutta l’Associazione dei Comuni italiani nella ricerca di soluzioni per migliorare la qualità di vita dei cittadini e delle persone con diabete” conclude Roberto Pella, co-Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e Vice Presidente Vicario ANCI.
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