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Pandemia e Didattica a distanza: un fallimento?

Con la pandemia da Covid-19 la scuola resiste seppur con molte critiche. Secondo un italiano su 2, non ha adeguatamente garantito parità di accesso a tutti gli studenti connessi con la Didattica a distanza. Ce ne parla Adalgisa Cucè, responsabile del coordinamento attività di prevenzione e cura violenza di genere dell’Asp di Siracusa.

di Melania Sorbera

Per il 55% degli italiani, durante gli anni della pandemia, è peggiorata l’organizzazione scolastica, per il 48% è peggiorato il rapporto tra insegnanti e ragazzi. Ben oltre la pandemia, per il 64% degli italiani le opportunità dell’istruzione non sono oggi garantite equamente per tutti se non con livelli di qualità differenti e forti divari. Solo l’8% è convinto del contrario. È quanto emerge da un’indagine promossa da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, realizzata dall’Istituto Demopolis.

Parlando con gli studenti delle terze, quarte e quinte classi di un istituto superiore di Siracusa – spiega Adalgisa Cucè, responsabile del coordinamento attività di prevenzione e cura violenza di genere dell’Asp di Siracusa – ho ricevuto commenti molto negativi sulla Dad. Gli studenti pensano che la pandemia ha peggiorato il loro rendimento scolastico. La Dad è vista come responsabile di aver fatto perdere loro l’interesse per l’apprendimento scolastico. I ragazzi si sentono molto demotivati, sia per problemi legati alla paura di questo periodo, sia per il fatto che non riescono a pensare un futuro possibile, immediato“.

In quasi 8 italiani su 10 matura, invece, la convinzione che la responsabilità della crescita dei minori sia di tutta la comunità e non solo della scuola. “Data l’incertezza corrente e permanente, questa condizione è come se li portasse a non avere più aspettative rispetto al loro ruolo, alla loro crescita, alle loro possibilità di vita. I ragazzi chiedono sicurezza – spiega la responsabile del coordinamento attività di prevenzione e cura violenza di genere dell’Asp di Siracusa – la loro condizione emotiva è instabile, hanno bisogno di rassicurazioni. Io li rassicuro perché in questi anni i giovani hanno anche mostrato di essere brillanti e maturi. Hanno considerazioni positive sul futuro, a cominciare dalle idee sulla green economy ma è chiaro che la scuola ancora questo senso di sicurezza non glielo dà. I ragazzi sono più maturi, sono cambiati. il cambiamento però è ancora in itinere, in evoluzione. I ragazzi attendono che qualcosa cambi definitivamente“.

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