Home » Epatite C, Regione Lombardia: con test rapidi pazienti “catturati” con facilità

A Como la decima tappa del progetto “HAND”, patrocinato da SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD, che coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse città italiane.


Como, 18 Novembre 2020

Il primo contributo del progetto HAND è quello di favorire un network locale tra i centri prescrittori e i Servizi per le dipendenze. Il secondo contributo, invece, è quello di fornire test rapidi salivari che facilitano e rendono più snella l’attività di screening su pazienti che, altrimenti, sarebbero difficili da ‘catturare’ per il prelievo“. Lo ha detto il Dottor Marco Riglietta, coordinatore UOC Dipendenze della Regione Lombardia, a margine del corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con epatite C, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie.

Dopo Pozzuoli, Alessandria, Brindisi, Benevento, Siracusa, Roma, Torino, Pesaro e Pavia, la decima tappa è stata quindi a Como, dove si è svolto l’incontro dal titolo ‘Buone prassi e networking nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da addiction al tempo del Coronavirus’. I corsi di educazione continua in medicina (che saranno in totale 16 su tutto il territorio nazionale) rientrano nell’ambito del progetto ‘HAND – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il primo progetto pilota di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD), che coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse città italiane.

Il principale punto di forza del progetto HAND – ha proseguito Riglietta è quello di essere riuscito a coinvolgere quattro importanti società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD). Il secondo merito è’ stato invece quello di riuscire a costituire un network locale, facilitando così il collegamento tra i Ser.D. e i Centri di cura per l’HCV, soprattutto in quelle zone in cui tale collegamento era più carente. Il terzo punto di forza, ancora, è stato la formazione a tappeto portata avanti in tutti i Servizi per le dipendenze“.

Secondo Riglietta, dunque, in due anni il progetto HAND ha permesso di mantenere alta l’attenzione sul tema dell’epatite C. “Adesso però ci aspettiamo che da un punto di vista istituzionale vengano forniti gli strumenti attuativi per poter proseguire sulla strada intrapresa grazie ad HAND – ha sottolineato – sia facilitando gli screening, anche attraverso la fornitura di test rapidi salivari, sia cambiando approccio alla terapia“. Da questo punto di vista, per l’esperto ci sono una serie di “interessanti prospettive future e futuribili“. Ha infatti spiegato: “Il lockdown ha bloccato tutte le attività mediche non urgenti e ha avuto un impatto negativo sul trattamento dell’HCV, ma ora una strada che si sta cercando di perseguire è quella della possibilità di prescrizione dei farmaci (supervisionata dagli specialisti) all’interno dei Servizi per le dipendenze. Questo senz’altro favorirebbe ulteriormente la politica di eradicazione dell’epatite C“.

Ad intervenire al corso, invece, la dottoressa Natalia Maria Luisa Terreni, Dirigente della UOC di Gastroenterologia all’ospedale Valduce di Como, che ha parlato dell’importanza per i pazienti con epatite C di riprendere al più presto le terapie interrotte a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19. “Il 70-80% di questi pazienti va incontro ad una epatite cronica – ha fatto sapere – e, di questi, una piccola percentuale va incontro ad una ulteriore evoluzione della malattia che sfocia in cirrosi epatica. Da qui arrivano poi una serie di complicanze, tra cui l’ipertensione portale, l’insufficienza epatica e, in una piccola percentuale, anche il cancro. Quindi fare una diagnosi precoce permette di evitare l’evoluzione verso forme più gravi di malattia, che sono in grado di mettere a rischio la vita stessa”. Per la Dottoressa Terreni il valore aggiunto del progetto nel suo territorio, dunque, è stato quello di “facilitare la comunicazione tra i Ser.D. e gli ospedali, compreso il nostro. Ai Servizi per le dipendenze è stata poi data la possibilità di fare i test rapidi, quindi di scoprire una serie di persone positive all’HCV che altrimenti non avremmo diagnosticato e quindi trattato. Attraverso questa collaborazione, inoltre, è stato possibile consentire al paziente un rapido accesso in ospedale”.

In merito all’iniziativa lanciata da ACE (Alleanza Contro le Epatiti) di un test congiunto per Covid-19 ed epatite C, Terreni ha infine commentato: “È molto importante testare, tracciare e trattare i pazienti con il Covid-19, ma allo stesso tempo non possiamo dimenticarci di tutti gli altri virus che sono altrettanto a rischio per l’evoluzione di malattia, tra cui quello dell’epatite C. Quindi ritengo davvero ottima l’iniziativa di ACE sul test congiunto“, ha concluso.

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